Effetto-Salvini in Germania: il ministro Seehofer: «Sui migranti non decide la Merkel»
Tanto tuonò che piovve. Era da tempo che i rapporti tra Angela Merkel e il suo ministro dell’Interno, il cristiano-sociale Horst Seehofer, segnalavano possibilità di burrasca. E alla fine così è stato. E su un nodo, il respingimento di immigrati alle frontiere, che non è proprio il più facile da sciogliere. Per nessuno, Germania compresa. Certo, è presto per dedurne che la grosse-koalition al governo rischia di entrare in crisi. Ma la sortita di Seehofer segnala che la presa della cancelliera sulle redini del governo è meno salda di quanto si creda.
Il ministro Seehofer contro la Merkel
Basta sentire, per rendersene conto, quel che ha dichiarato il capogruppo parlamentare della Csu, Alexander Dobrindt: «Il ministro dell’Interno può decidere autonomamente di ordinare il respingimento alle frontiere degli immigrati illegali, senza l’approvazione della cancelliera Angela Merkel». È la prova che Seehofer non è una scheggia impazzita,ma ha l’appoggio pieno del suo gruppo parlamentare e quindi dell’intero partito bavarese, da sempre alleato della Cdu della Merkel. Per lei, da sempre convinta che le decisioni unilaterali sui confini comprometterebbero la solidarietà in sede Ue e che bisogna quindi attendere una decisione collegiale a livello europeo in tema di politiche dell’immigrazione, la posizione del ministro è una brutta gatta da pelare per la cancelliera.
Sui migranti patto Roma-Vienna-Berlino?
Seehofer e la cancelliera sono da tempo ai ferri corti sull’immigrazione. Ma non si può escludere che a rafforzare la posizione del responsabile tedesco dell’Interno abbia contribuito l’effetto-Salvini sprigionatosi in tutta l’Europa a seguito del respingimento della nave Aquarius. Anche Seehofer, infatti, preme per avviare da subito una politica più severa a livello nazionale. C’è addirittura chi ha intravisto in questa sua posizione, che riecheggia anche quella della vicina Austria, un nuovo asse tra Roma, Vienna e Berlino, le capitali di quella Triplice Intesa durata per oltre un trentennio fino allo scoppio della Grande Guerra. Speriamo che l’esito, questa volta, sia diverso.