Tutti gli iscritti alla Fiamma erano considerati “pericolosi”
Riceviamo da Massimiliano Mazzanti e volentieri pubblichiamo:
Caro direttore,
pensare che certe cose accadano o siano accadute è una cosa, verificarle senz’ombra di dubbio, però, è tutt’altra questione. Di cosa si sta parlando? Di quella che si poteva immaginare come una “leggenda esagerata”, secondo la quale militare nella Destra, nel dopoguerra, poteva essere, oltre che rischioso per la propria incolumità fisica, motivo di automatica schedatura da parte della Polizia, a prescindere dall’aver commesso reati o dall’assumere atteggiamenti sospetti. No, non era una leggenda, ma la pura e semplice verità. Di recente, la Questura di Bologna – e probabilmente tutte le Questure italiane – hanno provveduto a “versare” all’Archivio di Stato di competenza documenti relativi all’attività svolta nei decenni appena passati. Ebbene, un giovane ricercatore, compulsando questa nuova documentazione, si è imbattuto in un nome conosciuto in città – quello di Anselmo Raspadori, storico dirigente missino degli anni ’60 e ’70 -, il cui fascicolo è stato definitivamente archiviato in quanto “defunto di recente” (espressione che ricalca l’esatta classificazione sempre della Questura) e inserito niente meno che nella categoria “A8”. Persona specchiata, incensurata, eppure bollata così: “A8”. Una lettera, una cifra, un giudizio implacabile: “Persona pericolosa per la sicurezza dello Stato”. Nella busta col suo nome sopra, però, non ci sono documenti e informative riferite a chissà quali attività eversive, ma solo copie di “rapportini” in cui il Raspadori, con diversi altri, viene identificato come appartenente al Msi e, di conseguenza, catalogato come “sovversivo”. E in quei “rapportini” non c’è solo lui ovviamente, ma alcune altre decine di persone, le quali, presumibilmente, sono ancora classificate “A8” nei capienti scaffali della Digos di Bologna. Per esempio, il 23 marzo 1976, l’allora “Ufficio politico” della Polizia di Bologna – con una “riservata-raccomandata-in doppia busta” – si premura di comunicare la nuova composizione della direzione provinciale cittadina, all’epoca guidata da Pietro Cerullo, il giovane deputato che uscirà dal Msi per fondare e diventare segretario di Democrazia nazionale. E dev’essere stata una preoccupazione non da poco, se la relazione, stilata, come detto, dall’“Ufficio politico”, venne trasmessa a Roma a firma del questore (all’epoca, il dottor Palma). Anche se, in verità, i solerti funzionari non dettero ai superiori notizie di particolare interesse, dal momento che di 8 dei 10 nomi si puntualizza essere “già noto a codesto ministero”, rivelando che la schedatura dei missini era pratica antica. Degli altri due – un responsabile degli enti locali e il presidente del Fuan (il documento dimostra che le informazioni sul Msi erano precisissime) -, essendo fino a quel momento sconosciuti alla Polizia, si precisa per entrambi: “studente, celibe, risulta di regolare condotta e incensurato”. Un’espressione, questa, che tradisce non solo la raccolta d’informazioni, ma anche una qualche, seppur sommaria, attività d’indagine. L’analogo documento del 14 novembre del 1979 differisce dal primo solo per l’intestazione: sciolti i vecchi “uffici politici”, tocca alla neocostituita Digos indagare sui missini. Segretario provinciale, dopo il congresso di Napoli, è diventato Filippo Berselli, anche lui “già noto” in quel frangente, ma la nuova divisione investigativa dimostra maggior solerzia rispetto ai colleghi d’un tempo: del segretario amministrativo, Carlo Calanca, per esempio, si precisa non solo che è “coniugato, incensurato”, ma anche che “è iscritto al Msi-Dn e fa parte della corrente rautiana”. Ed è curioso, se non grottesco, che la Digos si senta in dovere di precisare al Ministero dell’Interno come il Calanca – individuato come componente la nuova direzione provinciale missina col ruolo di segretario amministrativo – sia anche “iscritto al Msi”. Anche in questo secondo caso, i nominativi nuovi furono oggetto certamente d’indagine, come dimostra la nota relativa ad Adi Arpetti, la nuova segretaria femminile, di cui si segnala la residenza; il fatto d’essere sposata (c’è anche il nome del marito), ma separata di fatto dal 1966; di aver due figli (indicati per nome e con le rispettive età: 13 e 11 anni); di essere titolare di una copisteria, alla quale (precisa sempre il documento) sono cointeressati il consigliere regionale e il consigliere provinciale del partito; di essere “iscritta al Msi-Dn” e di far “parte della corrente romualdiana”. Un terzo documento della “Busta Raspadori”, infine, testimonia come non fosse necessario assumere un “ruolo ufficiale” nel Msi, per finire schedato tra gli “A8” della Repubblica: bastava parcheggiare l’auto nel posto “sbagliato”. In questo caso, si evince anche la collaborazione tra Questure diverse, nell’individuazione e nell’attenzione verso queste persone “pericolose per la sicurezza dello Stato”. Si tratta, infatti, di un documento Digos di Bologna che, trattando segnalazioni della Digos di Forlì, trasmette al Ministero e ad altri uffici verifiche effettuate su targhe d’automobili recatesi a Predappio in occasione del “I° centenario della nascita di Benito Mussolini” (messo tra virgolette perché è proprio l’“oggetto” del rapporto). I nomi sono per lo più quelli dei documenti già citati, ma per ciascun nome vengono comunque segnalati nuovamente dati su dati, anche nel caso di chi, come l’allora consigliere regionale Alessandro Mazzanti, doveva essere altro che “già noto” e attenzionato in almeno un paio di chili di carte analoghe. Anzi, sarebbe meglio dire “è attenzionato”, poiché la particolare dicitura della declassificazione della “Busta Raspadori” – “deceduti di recente” – fa intendere come i fascicoli di chi è ancora vivo o le cui informazioni vengono per qualsiasi ragione ritenute ancora utili, siano ancora “attivi” negli archivi delle Questure e del Ministero dell’Interno, continuando ad annoverare decine di migliaia di ex-missini italiani – forse, qualche centinaio di migliaia – tra le “persone pericolose per la sicurezza dello Stato”. Insomma, a dispetto della realtà e delle vicende politiche, per la storia tutti i missini restano e resteranno “A8”.
mi sa che sono troppo vecchia per essere …attenzionata…peccato…ma almeno mi rimane la Meloni
Orgoglioso di essere A8, Viva Giorgio Almirante! Viva la fiamma tricolore!
Il mio partito non esiste più, è morto il giorno in cui un certo signore ha tradito la parola data,i patti si rispettano a qualunque costo. Oggi le copie di quello che era un tempo non mi dicono più nulla.Come diceva il Principe De Curtis “nel dubbio bisogna astenersi.”
FETENTI INQUISITORI DEI MIEI C****** !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Nel 1974 partii per militare. Battaglione punitivo ed operativo. Appena arrivato a Cividale del Friuli il comandante della caserma mi convocò e mi fece un escursus su tutta la mia carriera politica, dalla Giovine Italia, ad Europa e Civiltà al MSI. Mi disse di stare tranquillo e che ero attendionato. Capii allora che per tanti anni la Polizia mi aveva controllato. Meno male che mi sono sempre comportato con dignità e onestà in tutta la mia vita. Forse ero anch’io un A8. Mi piacerebbe saperlo.
Felicissimo di essere pericoloso!
come alternativa al servizio militare, alla fine degli anni 70, feci domanda per servizio alternativo nei vigili del fuoco; venni convocato per la prova “scritta” che consisteva nel “copiare” un testo in italiano…. la mia maturità classica sicuramente mi ha permesso di svolgere il lavoro in modo corretto, a differenza di altri che erano in difficoltà. qualche tempo dopo venni convocato dalla questura della mia piccola città (Ivrea). la domanda fu solo una: “sei iscritto a qualche partito politico?”. in realtà ero iscritto al “Fronte della gioventù” e al MSI. Mi dissero: “ti facciamo sapere” e non seppi più nulla. Il servizio militare lo feci normalmente in fanteria. Ecco un altro A8
Ne sono fiera…w la A8!!
Dopo aver letto questa notizia mi sento ancora più FIERO di essere iscritto al M S I da 16 febbraio 1949 !
E”un onore essere considerati pericolosi per questo stato che ci ritroviamo!
Che bello scoprirmi A 8 !!!
Avendo ospitato l’onorevole Giorgio Almirante nel mio albergo, mi sarei aspettato almeno un A9 !!!
Ma a 70 anni dalla fine della seconda guerra mondiale ha ancora un senso parlare di fascismo o di antifascismo? Alla fine dei conti NON SIAMO TUTTI ITALIANI?!!!!!!!!!!!!!!!!! Le parole dell’Inno di Mameli sono dunque vuota retorica (“Noi fummo da secoli, calpesti, derisi / perché non siam popolo, perché siam divisi….”)?
Mario Salvatore Manca
Certamente in quei giorni turbolenti post guerra (1946/47 ) deve essere stato difficile capire chi era e chi non era. Avevo solo 7 anni ma mio zio buonanima, ferreo di destra mi ha tirato su facendomi capire sempre quello che era giusto da quello che era sbagliato. Mio padre purtroppo non contribui’ molto essendo stato un fervido seguace della DC, politica che non ha mai attecchito con me. Presto entrai a far parte del MSI, ( tante lotte sofferte al Colle Oppio ). Rimpiango Giorgio Almirante , un Fini che pero’ non riesco ancora a capirlo. Ora con Giorgia Meloni che seguo convinto che ha le carte in regola per rifondare e ricostruire un Italia. Ma come la mettiamo con questo attuale squallore politico eredita’ del fanatismo comunista, come poter inculcare in quelle menti che bisogna creare una nuova Italia, riabilitarla agli occhi del mondo, farla uscire da questa schiavitu’ della EU ? Siamo pronti ad appoggiare la nuova destra ? Giorgia ha bisogno di fiducia, non abbandoniamola. Chiedo scusa se sono uscito fuori dal seminato di questo articolo, ma tanto pensavo e tanto ho detto.
Forse avevano ragione le questure ed il ministero, questi cittadini del MSI, non erano compatibili con la banda di ladri e truffatori che ci governavano.