Elezioni in Iraq, l’Onu chiede inchiesta perché hanno vinto i filo-iraniani
Elezioni in Iraq: le Nazioni Unite hanno chiesto alla commissione elettorale irachena di avviare un’indagine “immediata e completa” sulle denunce di candidati e partiti a proposito di come si sono svolte le elezioni legislative del 12 maggio. “La commissione deve agire rapidamente per affrontare seriamente tutte le denunce”, ha detto in un comunicato l’inviato dell’Onu in Iraq, Jan Kubis. I risultati parziali del voto del 12 maggio mostrano in testa l’Alleanza guidata dal leader religioso sciita Moqtada Sadr in sei delle 18 province irachene, che è seconda in altre quattro. Ma il numero esatto di seggi conquistati da ciascun blocco in parlamento è ancora sconosciuto. Le Nazioni Unite hanno citato alcuni resoconti parziali in alcune località, tra cui Kirkuk, dove sono state presentate diverse denunce. Le dispute tra comunità curde, arabe e turkmene hanno portato a un coprifuoco imposto a Kirkuk nella notte del voto, con scontri, proteste e sit-in. “Chiedo anche a tutti gli attori politici di sostenere la pace e di impegnarsi a risolvere eventuali controversie elettorali attraverso i canali legali stabiliti”, ha aggiunto Kubis. L’ex primo ministro Nouri al-Maliki ha chiesto alla commissione di ricontare i voti o di annullare le elezioni. Il voto, il primo in Iraq da quando il governo ha dichiarato la vittoria contro Daesh a dicembre, è anche il primo ad aver avuto luogo senza significative violenze politiche dall’invasione guidata dagli Stati Uniti che ha rovesciato Saddam Hussein nel 2003.