Alitalia, Castellucci: «tagliare le buste paga? Un modello da ragioniere»
«La crisi di Alitalia sarebbe un problema ma, purtroppo, non particolarmente rilevante per Fiumicino». Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Atlantia, il gruppo dei Benetton che controlla Adr, la società di gestione degli aeroporti romani, non la manda a dire. Lo stile è quello schietto e diretto del supermanager che ha portato Autostrade per l’Italia e poi Atlantia a livelli ragguardevoli. «Dico “purtroppo” perché Alitalia non è più così centrale nell’economia di Fiumicino. E lo dico con grande dispiacere. Da tanti anni Alitalia non cresce mentre cresce tutto il resto del mondo» sintetizza Castellucci. Che aggiunge: «credo ci sia un potenziale di crescita per una compagnia agganciata all’aeroporto di Fiumicino. La strada è complessa».
Castellucci ha le idee chiare su come rilanciare Alitalia. «Servono soldi, tempo e anche la bravura di chi la porta avanti, che non può essere una persona sola ma il sistema nel suo complesso», sostiene il manager che ha vanta una carriera di successi notevoli.
«Bisogna agire su un modello di business e non sul costo del personale, perché tagliare le buste paga è un modello da ragioniere», insiste l’Ad di Atlantia.
«Il tema è quello della competitività dei costi. Qualunque sia il futuro di Alitalia, non può essere eluso perché il nostro mercato è quello meno garantito. La sfida è estremamente complessa», avverte Castellucci per il quale «si può prendere ispirazione da qualche analoga situazione a livello globale, come United Airlines» dove i piloti sono entrati nella maggioranza del capitale.
Per il commissario straordinario di Alitalia, Luigi Gubitosi, il rilancio di Alitalia ha una strada obbligata: quella degli investimenti. Su questo non ha dubbi l’ex-Direttore Generale Rai chiamato, come commissario, al capezzale della compagnia aerea messa in ginocchio da un management incapace, da spese fuori controllo e da decisioni politiche dissennate: «Non se ne esce senza investimenti. Alitalia ha fatto sempre le nozze con i fichi secchi», dice senza mezzi termini il dirigente ricordando il 2008 – quando i famosi “capitani coraggiosi” hanno investito un miliardo, che in gran parte è servito per pagare gli aerei di Carlo Toto – e, poi , successivamente, la gestione Etihad, che con il vincolo azionario del 49 per cento, ha messo in campo investimenti limitati. Ora «non si può più prescindere da investimenti significativi. Si può decidere di venderla, di rilanciarla ma questa è una scelta politica e non spetta ai commissari dirlo», si chiama fuori Gubitosi.
Ma, qualunque decisione si assuma per il futuro di Alitalia, è necessario fare presto. Gubitosi rilancia la necessità di tempi rapidi per individuare una soluzione per la compagnia aerea. Dopo l’appello lanciato nei giorni scorsi al Senato, Gubitosi coglie anche oggi l’occasione di un convegno della Fit Cisl: «l’aspetto più importante è che si decida presto come andare avanti. E’ una scelta politica. E qualunque scelta si faccia, che si scelga la uno, la due o la tre, ma ritengo che quella della chiusura sia un’ipotesi residuale, si lavori in fretta per implementarla».
Gubitosi ha approfittato della platea del convegno sui trasporti per dare una serie di elementi concreti sullo stato di salute di Alitalia e sul suo futuro più immediato: «Nel primo semestre i ricavi cresceranno in maniera significativa. Nel primo trimestre i ricavi passeggeri sono cresciuti del 6 per cento e il secondo trimestre sarà più o meno simile».
Il commissario ha posto l’accento sull’incremento dei passeggeri sul lungo raggio che stanno crescendo del 7%. Una voce, quello dell’aumento dei ricavi, fondamentale perché «se perdi i ricavi, puoi tagliare tutti i costi che vuoi ma alla fine poi ci si avvita», ha avvertito Gubitosi.
Sul versante dei costi, Gubitosi ha spiegato che, a fronte dell’andamento del prezzo del petrolio, «il 2019 non sarà un buon anno, tutte le compagnie ne risentiranno». Inoltre, ha detto ancora il commissario straordinario di Alitalia, pesa «un extracosto sulle ore di volo di 25 milioni di euro dovuto quest’anno alla defiscalizzazione che non è stata confermata».
certo in una Nazione nella quale il Turismo è una delle voci più importanti lasciare nelle mani straniere la nostra compagnia di Bandiera non mi sembra molto intelligente (anche se appetibile nel breve per qualche privatuccio).
Oggi la rete ferroviaria Inglese è stata Nazionalizzata (dopo anni di privatizzazione)!
Che dite sono sciocchi gli Inglesi! sono più bravi più belli più virtuosi più onesti più capaci, biondi, alti etc. etc.
oppure dobbiamo smetterla di frignarci sotto e cominciare anche noi a proporre ricette di buon senso per la Nazione, per l’Italia, per gli Italiani e non per gli…affaristi?
Credo sia giunto il momento.