Zuckerberg “sotto processo”: ho sbagliato, ora servono nuove regole

11 Apr 2018 9:40 - di Stefania Campitelli

Dopo la tempesta degli 87  milioni di profitti sottratti da Cambridge Analytica, Mark  Zuckerberg affronta il “processo” davanti alle Commissioni del Senato. Oltre cinque ore di domande, l’audizione è cominciata dopo le 14,30 ora locale a Washington, si è protratta fino alle 19,30. Il 33enne fondatore di Facebook ha  riconosciuto «il grave errore» che lo ha costretto a esporsi in prima persona, come non era mai avvenuto.  Self control e calma, ce l’ha messa tutta per convincere i parlamentari e la comunità dei due miliardi di utenti della buona fede della società.

Zuckerberg: ho sbagliato, chiedo scusa

Il gruppo dirigente ha sicuramente sbagliato, ha riconosciuto Zuckerbeg, «è stato troppo leno» a reagire alle interferenze dei russi nelle presidenziali americane del 2016 . Ma ora la società è consapevole degli errori e pronta a rimediare. “Stiamo collaborando con il super procuratore Robert Mueller. La nostra cooperazione è chiaramente riservata e non posso rivelare altro”. Il fondatore di Facebook ha ripetuto più volte che verrà garantito «il massimo rigore» sull’identità degli utenti  in modo da evitare ondate di fake news o di propaganda mendace.

“La legge europea può essere un modello di confronto”

«Facebook assicura a tutti gli utenti la possibilità di cancellare in ogni momento i propri post e le proprie informazioni». Ma il super-manager sa che questo non basta se non si modifica la legislazione in materia:  «La legge potrebbe cristallizzare le norme sul trattamento dei dati personali, stabilendo che cosa le piattaforme possano e non possano fare. Inoltre i legislatori potrebbero dare alle persone la sicurezza di poter disporre in maniera piena del proprio profilo e delle proprie informazioni. Le norme europee sono sufficienti, possono essere un modelli da seguire per gli Usa? chiede la senatrice democratica Dianne Feinstein. «In altri Paesi ci sono sensibilità diverse», non si sbilancia Zuckerberg ma poi aggiunge: «In ogni caso penso sia un esempio su cui valga la pena di discutere». Dopo quasi due ore di domande e pressing, Zuckerberg allenta la  pressione dicendosi orgoglioso di un’azienda «ottimista e idealista», la piattaforma perfetta per movimenti come quello di MeToo.

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