Un gene che muta causa una grave encefalopatia: scoperta una nuova malattia

27 Apr 2018 13:46 - di Redazione

Sono stati gli italiani ad individuare la mutazione di un gene che sarebbe poi all’origine di una grave forma di encefalopatia con deficit neurologici ed epilessia: dunque, è stata scoperta una nuova malattia. Tutto grazie ai  ricercatori del Centro di eccellenza di neuroscienze dell‘ospedale pediatrico Meyer e dell’università di Firenze, insieme a colleghi dell’Istituto italiano di tecnologia (Iit) e dell’università di Genova, che hanno identificato la causa della patologia nella mutazione del gene ATP6V1A. Più precisamente, in una delle due copie del gene che ogni individuo possiede.

Scoperta una nuova malattia durante lo studio dell’epilessia infantile

Gli scienziati sottolineano come la malattia sia «meno rara di quanto inizialmente si pensasse», e ipotizzano che non sia stata scoperta prima «perché la mutazione di entrambe le copie del gene causa un’altra malattia», e quindi «chi trovava una mutazione in una sola copia non sapeva come considerarla». Lo studio, pubblicato su Brain, fa capo al progetto europeo Desire sulle cause dell’epilessia infantile. Il programma, guidato dal pool fiorentino di ricercatori, coinvolge 25 partner di 11 Paesi e oltre 250 ricercatori in 19 centri. Tutto è partito – spiegano dal Meyer – da «approfondimenti genetici con sequenziamento esomico del Dna» condotti presso l’ospedale toscano su una bambina di 9 anni. La piccola presentava quella che si pensava fosse una rara encefalopatia, associata a epilessia e gravi deficit neurologici, e le analisi effettuate miravano a identificare una possibile causa genetica del disturbo. Il “sequenziamento esomico” – precisano dunque i ricercatori – è lo studio di tutte le regioni codificanti (esoni) di ogni gene del Dna umano. Nel progetto Desire l’indagine è stata estesa anche ai geni per i quali non sono ancora note le conseguenze delle mutazioni.

La sperimentazioni su una bambina di 9 anni

Il test ha identificato inizialmente nella bambina una mutazione del gene ATP6V1A, che «è sembrato un buon candidato per causare, se mutato, questa patologia – sottolinea Renzo Guerrini, direttore del Centro di eccellenza di neuroscienze del Meyer – vista l’importanza che il suo prodotto proteico ha nella fisiologia della cellula nervosa, ma anche perché le encefalopatie epilettiche sono causate da molti geni diversi e rappresentano un insieme di patologie rare, sebbene collettivamente abbastanza frequenti e quindi oggetto di molti studi. Era quindi necessario confrontarsi con il contesto internazionale per verificare se altri ricercatori avevano fatto osservazioni analoghe, e abbiamo perciò contattato altri gruppi: nello specifico un team di ricercatori giapponesi ha individuato altri due pazienti pediatrici con caratteristiche simili alla nostra bambina. Anche loro avevano mutazioni nello stesso gene». Poco dopo i casi sono diventati quattro: dopo essere stati pubblicati sul sito del progetto, infatti, i contenuti della riunione annuale di Desire sono stati notati da un gruppo statunitense con un paziente con identiche caratteristiche. Il gruppo di ricercatori del Meyer è quindi entrato in comunicazione con numerosi altri gruppi di ricerca genetica tramite siti mondiali creati proprio per individuare via rete pazienti con malattie genetiche rare e confrontare i dati: «In questo modo – racconta ancora Guerrini – abbiamo identificato in poco tempo altri 20 pazienti sparsi tra gli Stati Uniti, la Francia e l’Olanda e stiamo approfondendo le caratteristiche e la reale frequenza della malattia». Il risultato dello studio è destinato secondo gli autori ad avere «importanti ricadute per i pazienti, sia nell’ambito della diagnostica di laboratorio sia nella consulenza genetica delle famiglie (le mutazioni del gene ATP6V1A sono de novo, quindi non ereditate), sia nel lungo termine in relazione a eventuali prospettive farmacologiche».

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