Marine Le Pen elogia Salvini come modello ma copia la svolta di Fiuggi
Sempre sovranisti, sempre populisti, ma con un altro nome. Marine Le Pen si rende conto che rispetto alla vecchia fase, quella egemonizzata dalla figura di suo padre Jean Marie, bisogna voltare pagina con energia. Di qui il cambio di nome, che in genere non è mai solo questione di rifarsi un po’ il trucco, ma è un’operazione politica che sottende nuove strategie. Infatti la Le Pen lo dice chiaro e tondo ai suoi sostenitori: “Il nome Front national è portatore di una storia epica e gloriosa che nessuno vuole negare. Ma sapete, per molti francesi, anche in buona fede, quel nome rappresenta un freno psicologico”.
E’ lo stesso ragionamento che la destra italiana fece in quel di Fiuggi, archiviando il vecchio Msi, nato per iniziativa dei reduci della Rsi, e trovando una veste più accettabile per essere inclusa nel gioco delle alleanze. Un’operazione teorizzata da Giuseppe Tatarella e incarnata dal volto rassicurante di Gianfranco Fini. La Le Pen inaugura dunque tutta un’altra storia perché, come scrive oggi Il Foglio,”quella parola, “rassemblement”, è un termine che da sempre fa parte del dizionario della destra gollista francese. Rassemblement pour la république (Rpr) era il nome del partito guidato da Jacques Chirac, prima di diventare l’Union pour un mouvement populaire (Ump), e ora Républicains. Ed è proprio a quest’ultimi, guidati da Laurent Wauquiez, che Marine Le Pen fa l’occhiolino”.
Dunque Marine Le Pen si converte alla cultura delle alleanze dopo avere cavalcato l’onda del disagio e della protesta. E lo fa senza rinunciare agli applausi per Matteo Salvini e soprattutto a quelli per Steve Bannon, che prende la parola al congresso del Front national con toni tutt’altro che moderati: “Vi chiamano razzisti? E’ un distintivo d’onore…”. Una svolta destinata al successo quella inaugurata col nuovo nome? Lo si vedrà col tempo, magari monitorando le mosse della nipote Marion Marechal Le Pen, tornata alla politica attiva in Francia reduce dal congresso dei conservatori americani dove ha difeso le politiche sovraniste di Usa e Inghilterra. Con quale scopo? Assecondare i progetti della zia o toglierle il partito?
La svolta di Fiuggi è stata un’esperienza drammatica per la destra italiana. Bene ha fatto Giorgia Meloni nel togliere la dicitura “alleanza nazionale” dal simbolo di Fratelli d’Italia. Mi auguro che la Le Pen, così attenta ai fatti della politica italiana (gli applausi a Salvini ne sono la dimostrazione) non commetta un simile errore.