Il ko di Renzi apre la resa dei conti: mezzo Pd è già in ginocchio da Di Maio
Il messaggio sembra cauto, solidale, quasi commovente. L’estraneo che va in soccorso del malato nel momento del bisogno. Ma la mossa di Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo economico, di fatto apre lo scontro per la successione a Matteo Renzi nel Pd. Ma prima bisogna fare la tessera… «Non bisogna fare un altro partito ma lavorare per risollevare quello che c’è. Domani mi vado ad iscrivere», annuncia in un tweet Calenda. Che come esponente dei Dem aspira a guidare il partito ma forse, prima ancora, un eventuale governo di larghe intese tecnico-politico in caso di insuccesso dei tentativi del M5S e del centrodestra di trovare in Parlamento i numeri per governare.
Per il dopo-Renzi, ammesso che ci sarà, dopo le dimissioni solo annunciate dall’ex premier, c’è anche Michele Emiliano, che non vede l’ora di portare il Pd alla corte dei grillini, aspirazione di tanti: «Appoggio esterno a un governo 5Stelle per rialzarsi dal crollo elettorale», dice il presidente della Puglia in un’intervista a “Il Fatto Quotidiano“. «Io – dice Emiliano – penso che sia l’unica strada per ripartire. Dobbiamo dare l’appoggio esterno a un governo dei 5Stelle, che con questa vittoria hanno diritto di governare. E dobbiamo esercitare la funzione di controllo sul programma. Altrimenti si salderanno alle destre. Proposi la stessa cosa nel 2013. Ma ai tempi il M5S non era maturo». Quanto al partito, la visione di Emiliano è drammaticamente preoccupata. «Renzi – avverte – rischia di provocare una catastrofe democratica all’Italia e di far esplodere il Pd. La sua colpa è di aver provocato alla sinistra il più grave danno dopo l’Aventino che spianò la strada la strada al fascismo. Vuole impedire che il partito sostenga i 5 Stelle – conclude – perché per sopravvivere a se stesso è disposto anche a provocare lo stallo del sistema politico, invece dovrebbe uscire di scena in fretta».