Facebook, allarme privacy anche in Italia: la Procura apre un’inchiesta
La Procura di Roma ha aperto un’indagine, al momento senza indagati o ipotesi di reato, sull’esposto presentato dal Codacons in relazione allo scandalo “Datagate” e il possibile coinvolgimento degli utenti italiani iscritti a Facebook. Il fascicolo è affidato al procuratore aggiunto Angelo Antonio Raganelli, titolare dei reati informatici e relativi alla privacy. Nell’esposto del Codacons si chiede alla magistratura di indagare su «possibili fattispecie previste dall’Art. 167. Del Codice della Privacy (Trattamento illecito di dati) e dall’art. 169. (Misure di sicurezza)».
L’Ue invoca regole per i social network
Il caso della società britannica Cambridge Analytica, ieri, è stato discusso anche al Consiglio europeo, dopo che il Parlamento Ue, come fatto anche da quello britannico, ha convocato Mark Zuckerberg per avere spiegazioni. «È chiaro a tutti i leader che la privacy dei cittadini e i dati personali dei cittadini devono essere protetti in pieno. Prendiamo questa cosa molto seriamente», ha commentato il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk. Sull’argomento è tornato, poi, anche il presidente del Parlamento Ue, Antonio Tajani, ricordando che la convocazione del fondatore di Facebook è stata dettata alla volontà di «prevenire anche eventuali distorsioni nell’uso dei dati, magari nel corso della campagna elettorale per le europee del prossimo anno». «Servono regole in questo mondo: come esistono per le tv, le radio e i giornali, anche i grandi social network devono rispettare delle regole a garanzia della libertà di tutti quanti», ha aggiunto Tajani, aggiungendo che «è inammissibile che si possano mettere in circolazione video pornografici, che si possano chiamare a raccolta dei terroristi, che si cerchino di arruolare killer».
Lo scandalo Facebook sotto inchiesta in Israele
E un’inchiesta sull’uso improprio di dati personali di milioni di utenti da parte della Cambridge Analytica è stata aperta anche in Israele. In una dichiarazione il ministero della Giustizia israeliano ha reso noto di aver già informato il social network dell’apertura di una «indagine amministrativa a seguito delle notizie sul trasferimento di dati personali di Facebook a favore di Cambridge Analytica e sulla possibilità di ulteriori violazioni delle informazioni personali degli israeliani». «Secondo le leggi sulla privacy, le informazioni personali possono essere utilizzate solo per lo scopo per cui sono state assegnate e possono essere trasferite a un’altra parte solo con il consenso degli interessati», si legge in una dichiarazione dell’agenzia israeliana per la tutela della privacy.