Zeffirelli festeggia i 95 anni, alla faccia della sinistra: “Mi voleva morto…”
Novantacinque, e non sentirli. Quasi. “Tutto sommato non mi posso lamentare data la mia età. Quindi mi sento bene, è il fisico che ha iniziato a fare capricci”, dice il grande Franco Zeffirelli, a cui oggi Firenze, e molte altre città italiane, dedicano un tributo in onore della sua straordinaria carriera. Che non sarebbe stata tale se si fosse arresso al dominio culturale, arrogante e prepotente, della sinistra che in Italia osteggiava, negli anni Settanta, chiunque non facesse pubblica fede di sostegno politico alla causa dei “compagni”. In una lunga intervista al Messaggero, Zeffirelli risponde così a una precisa domanda sull’ostracismo politico ai suoi danni: “In Italia ho sempre avuto dei problemi ma il grande pubblico era dalla mia parte e mi ha dato tante soddisfazioni”. Anche perché i critici erano tutti di sinistra: “Con loro ho avuto un rapporto spesso difficile. Tanto che lasciai fuori i critici dalla prima de La lupa, con Anna Magnani”.
Due anni fa Zeffirelli, da sempre amico e sostenitore di Silvio Berlusconi, era stato ancora più esplicito: “Ero il solo a essere anticomunista. Mi odiavano perché non mi accodavo. Addirittura perché credo in Dio. Ma l’odio dei comunisti mi ha solo spinto a fare di più e meglio. Anche se l’ho pagato caro. Non solo con pregiudizi e ostracismi di tutti i tipi – non a caso ho svolto la mia carriera soprattutto all’estero. Contro di me prepararono perfino un attentato. Erano gli anni ’70. Doveva sembrare un incidente automobilistico. La scampai solo perché un amico mi avvertì in tempo”.