La Commissione Antimafia: grossi affari con l’immigrazione clandestina
La Commissione parlamentare Antimafia, al termine della seduta di ieri, ha approvato con il voto unanime di tutti i gruppi parlamentari la Relazione finale sull’attività della XVII legislatura. Dalla Relazione emerge che in Italia le mafie sono ancora forti e pericolose, ormai stabilmente insediate in ampi territori delle regioni centro settentrionali, nonostante gli importanti successi dell’apparato investigativo di contrasto. Dimostrano una straordinaria capacità di espansione nel resto del mondo, dove ormai diversificano i loro investimenti riciclando gli ingenti proventi del traffico di droga. La relazione sottolinea la pervasività dei poteri criminali nell’economia, nella politica e nella società; l’evoluzione del metodo mafioso, sempre più corruttivo e collusivo, e le diffuse reti di relazione, occulte e non, con il mondo delle professioni e della pubblica amministrazione. Di fronte ad un potere criminale pervasivo che non rinuncia all’esercizio della violenza quando è necessaria, ma che ormai si impone facendo leva sulle complicità e i troppi varchi del sistema legale, i cedimenti del principio di legalità, che si registrano in troppi ambiti della vita pubblica e civile, costituiscono un serio rischio per la tenuta democratica del Paese. Nelle oltre 500 pagine della Relazione oltre ad illustrare le dinamiche attuali di cosa nostra, ‘ndrangheta, camorra e sacra corona unita vengono analizzate anche le nuove forme di mafie originali e autoctone. La Relazione indica gli ambiti in cui è necessario alzare il livello dell’attenzione e della prevenzione alle infiltrazioni mafiose: dai condizionamenti mafiosi nell’economia legale e nella finanza al gioco d’azzardo, nuova e redditizia frontiera degli affari criminali; dalla sanità all’immigrazione, dove si evidenzia la capacità delle mafie di sfruttare le fragilità sociali e le nuove emergenze. Mette in luce il ruolo fondamentale della cultura, della formazione e della religione nella promozione di una più robusta coscienza civile. Esamina le potenzialità e le criticità del sistema di contrasto, sottolinea la necessità di sviluppare una nuova cultura dell’antimafia, propone linee di intervento organizzativo e legislativo perché la sfida alle organizzazioni criminali diventi prassi costante delle istituzioni del Paese e impegno civile e culturale di tutta la comunità nazionale.
Ma guarda…. la commissione antimafia s’è desta! Le tardive pubblicazioni delle registrazioni telefoniche di oltre un anno fa, dei delinquenti che orizzontavano al traffico di negri in quanto più redditizio del traffico di droga non bastarono a quel momento a farli svegliare? Ora che lo sputtanamento ha raggiunto i sassi, si sostiene che le mafie sono ancora forti? Ma chi c’era all’antimafia e cosa fece per combatterla ? Le commissioni non si sono mai parlate davvero ? Oppure esse stesse pur appropriandosi anch’esse del denaro collettivo, tramite la loro inerzia hanno svolto il lavoro di fiancheggiatori della criminalità, pare inconsapevoli? Una volta sui muri veniva scritto”via la mafia dallo stato” ultimamente ne ho vista una che diceva “via lo stato dalla mafia” incomprensibile !
Me lo auguro, ma allora risparmiamo almeno i soldi delle commissioni, che si accontentino di restare al libro paga di altri!