Stupro del Collatino, il racconto delle vittime: «Trascinate e legate dai rom»
«Abbiamo capito che non avevamo scampo quando ci hanno trascinato su quei divani vecchi ammucchiati per strada, in un angolo nascosto e hanno tirato fuori le manette». Come si legge sul Messaggero, con l’audizione protetta delle due vittime, due studentesse quattordicenni, la procura in sede di incidente probatorio ha congelato le accuse contro due ventenni rom accusati dello stupro del Collatino avvenuto a Roma lo scorso anno in una notte di maggio. Una dopo l’altra, le amiche hanno ricostruito la ferocia subita, le botte, le minacce di morte: «Se parlate vi ammazzo».
Stupro al Collatino, le drammatiche testimonianze
Due aguzzini, un violentatore. Alessio il Sinto, 20 anni, l’amico vestito tutto firmato conosciuto su Facebook, come riporta ancora il Messaggero, è indicato come il carnefice. Cristian, 26 anni, come il palo. «Lui era la staffetta. Era rimasto in fondo alla strada – ha detto una delle due adolescenti – Doveva controllare che nessuno arrivasse». «Così Alessio ci ha legate una dopo l’altra, ci ha tolto i vestiti…». E poi solo il pianto a dirotto: «Abbiamo saputo i loro veri nomi». Mario Seferovic, Alessio, e Maikon Bilomante Halilovic. Il gip nell’ordine di cattura dei due bosniaci aveva scritto: «Il ricorso a un complice demandato a sorvegliare l’accesso al vicolo per consentire la violenza carnale senza timore di essere interrotti» ed aumentare la paura nelle vittime aveva «aggravato ulteriormente un fatto già di per sé estremamente allarmante – dimostrando – una non comune ferocia verso le vittime».