“Prigionieri nel Golfo”, ennesimo episodio della nuova strategia

15 Gen 2018 15:24 - di Redazione

Denunce, scambi di accuse, reticenze. Il tutto rigorosamente a colpi di social. La vicenda del fratello dell’ex emiro del Qatar, “trattenuto” contro la propria volontà negli Emirati, è solo l’ultimo capitolo della saga Prigionieri nel Golfo. Da alcuni mesi nella regione, infatti, sembra aver preso il sopravvento una sorta di “strategia dell’ostaggio” per ottenere vantaggi politici. Il caso più emblematico è stato lo scorso novembre quello del premier libanese Saad Hariri, che secondo Beirut sarebbe stato detenuto a lungo in Arabia Saudita. La questione, sulla quale non è ancora stata fatta piena chiarezza, si era sbloccata dopo un lungo tira e molla solo dopo l’intervento del presidente francese, Emmanuel Macron, volato direttamente nella capitale saudita per trattare con l’erede al trono Mohammed Bin Salman. Secondo gli osservatori, il premier libanese, che prima aveva annunciato da Riad le dimissioni per poi ritirarle dopo il suo ritorno trionfale a Beirut, sarebbe finito al centro del braccio di ferro tra l’Arabia Saudita e l’Iran per la leadership regionale, con il Paese dei Cedri costretto alla parte del vaso di coccio tra i vasi di ferro. A fine novembre era esploso il caso dell’ex premier egiziano Ahmed Shafiq, che aveva denunciato di essere agli arresti nella sua residenza negli Emirati, dove ha vissuto dal 2012. Lanciando la sfida al presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi in vista delle elezioni del prossimo anno, Shafiq aveva detto di voler rientrare in Egitto, ma di aver “appreso che mi viene impedito di lasciare gli Emirati per ragioni che non capisco e non voglio capire”. L’ex premier aveva poi ritirato la candidatura e, per una strana coincidenza, era potuto rientrare in Egitto. A dicembre sempre l’Arabia Saudita era stata protagonista dell’ “arresto” del miliardario palestinese Sabih al-Masri, presidente di Arab Bank e fondatore della Borsa palestinese. L’imprenditore 80enne, che ha anche cittadinanza saudita, era stato fermato a metà mese a Riad mentre si stava dirigendo in aeroporto per volare ad Amman, dove era chiamato a presiedere una riunione del consiglio d’amministrazione della Arab Bank.

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