Arriva la “fatwa” islamica sui bitcoin: “Garantisce l’anonimato ai truffatori”
E non poteva non arrivare una fatwa contro i bitcoin. La criptomoneta finisce nel mirino del muftì egiziano Magdy Ashour, che punta a proibire l’utilizzo di uno strumento “utilizzato direttamente per finanziare terroristi”. L’autorità religiosa, come si legge su Egypt Today, ha sottolineato che non esiste nessuna garanzia sulla tracciabilità dei bitcoin, sui quali non esiste alcun tipo di controllo attuato dalla Banca Centrale del Cairo. Secondo i precetti dell’Islam, si legge ancora, il trasferimento di fondi equivale a un contratto con regole definite. Le transazioni che coinvolgono i bitcoin, però, si svolgono in un quadro che non rispetta tali requisiti: “Ecco perché tutto questo è proibito”. L’iniziativa del religioso egiziano non è un episodio isolato nel rapporto tra Islam e bitcoin. Alla fatwa di Magdy Ashour si aggiunge la presa di posizione di Assim al-Hakim, predicatore saudita, che recentemente ha puntato il dito contro la criptomoneta, rea di garantire “anonimato ai truffatori”. “I musulmani non dovrebbero lasciarsi coinvolgere in transazioni così discutibili solo per realizzare un rapido profitto. Questo non è un concetto tipico dell’Islam”.