Addio ad Azeglio Vicini, ct azzurro di un calcio d’altri tempi

31 Gen 2018 9:36 - di Gabriele Alberti

È morto a Brescia l’ex commissario tecnico della Nazionale Azeglio Vicini. Avrebbe compiuto 85 anni a marzo. È stato il tecnico degli azzurri ai Mondiali di Italia 90 ed è rimasto ct fino al 1991 prima di lasciare la Nazionale ad Arrigo Sacchi. In quel Mondiale l’Italia chiuse al terzo posto, vincendo 2-1 (gol di Roberto Baggio e Schillaci) la finale di consolazione contro l’Inghilterra. Quel campionato del mondo fu macchiato dalla beffa in semifinale contro l’Argentina di Maradona, che ci battè ai calci di rigore.

Nato a Cesena nel 1933, la sua prima esperienza da allenatore fu sulla panchina del Brescia nel campionato 1967-68, poi conclusasi con la retrocessione in serie B. Il primo incarico di una certa rilevanza fu però la guida dell’Under-23, affidatagli nella stagione 1975-76. Poi fu alla guida dell’under 21, che ha allenato dal 1976 al 1986. Gli ottimi risultati (anche una finale europea) con questa squadra azzurra gli aprirono le porte per la panchina della nazionale A, che ha guidato fio al terzo posto dei mondiali di Italia ’90.

Vicini e la sua Nazionale

Azeglio Vicini, romagnolo, è ricordato anche per le sue doti umane, cordialità, battuta pronta, la voglia di scherzare e sdrammatizzare il calcio. Un calcio d’altri tempi. Fu lui a suggerire ai suoi ragazzi di andare sotto la curva a salutare i tifosi dopo una partuta della nazionale giocata a Salerno. Spirito di servizio e rapporto d’amore con la Nazionale. Quando l’avventura di Bearzot giunse naturalmente al termine dopo Mexico ’86, non ci fu alcun travaglio nella scelta del nuovo ct. Portò nella nazionale maggiore una squadra talentuosa:  Mancini, Vialli, Zenga, Giannini, Donadoni, Bergomi, Ferri, solo per citarne alcuni. Gli Europei ’88 in Germania e Italia ’90 furono due grandi entusiasmanti avventure, vissute insieme a una squadra giovane, aggressiva, che l’Italia condivideva e amava. Il calcio di Vicini era all’italiana ma già molto moderno, e gli inserimenti di Maldini subito, Baggio e Schillaci poi ne avrebbero fatto una squadra di classe. A Italia ’90, il Mondiale delle notti magiche, la Nazionale trovò sulla sua strada l’Argentina di Maradona, e a Vicini rimase sempre il cruccio che il San Paolo e Napoli non avessero adeguatamente appoggiato e sostenuto, se non addirittura fischiato, la Nazionale in semifinale. Ne nacque una gran polemica. Arrivò fino al 1991  Vicini, quando, fallita la qualificazione agli Europei 1992, fu sostituito da Arrigo Sacchi. Cambio di panchina e cambio di filosofia.

 

 

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