Mamma italiana segregata in casa per 7 mesi dal marito egiziano. Fuga nella notte

13 Dic 2017 10:53 - di Alberto Consoli

Una vicenda sconvolgente. Una donna di 22 anni, madre di un bimbo di 2, è tornata in Italia dopo essere rimasta segregata per 7 mesi in Egitto in casa dei suoceri. Un’esperienza allucinante a cui mai avrebbe pensato la giovane donna, sposata dal 2015 con un cittadino egiziano conosciuto anni prima durante una vacanza a Sharm El Sheik. 22enne, originaria di Barletta, si era trasferita con lui e il figlio in un villaggio a poche centinaia di chilometri da Il Cairo. Come racconta il Corriere del Mezzogiorno, dopo pochi mesi, il marito li aveva abbandonati per tornare in Italia e, secondo la denuncia, i suoceri avrebbero segregato lei e il bimbo senza cibo, acqua e beni di prima necessità, come i pannolini per il piccolo. Follia allo stato puro.

Italiana segregata in Egtto: la mossa disperata

Quindi la mossa disperata. Un mese fa, la donna è riuscita a mettersi in contatto con un’amica di Barletta e con le autorità italiane e la scorsa settimana, grazie anche all’aiuto di alcuni cittadini egiziani, è riuscita miracolosamentea fuggire nella notte raggiungendo l’aeroporto de Il Cairo. Ad aspettarla c’era l’avvocato Rossana Lacerenza, sua concittadina di Barletta, che la ragazza era riuscita a contattare per ottenere in assistenza legale e che in quei giorni si trovava in Egitto perché collabora in qualità di avvocato di fiducia con la Camera di Commercio italiana a Il Cairo. La donna ha raccontato di aver subito anni di maltrattamenti dal marito, insieme a violenze e minacce di morte per lei e per il figlio, ma di non aver mai denunciato nulla. Ora però ha deciso di presentare querela ai carabinieri contro il marito e la sua famiglia.

Il consiglio dell’avvocato alle donne

«Viveva in uno stato di sudditanza psicologica, dal qual si è salbata per un pelo. Partendo da questo caso davvero limite, l’avvocato Lacerenza si è sentita in dovere di dare un consiglio alle donne che si trovano a vivere situazioni simili. «Rivolgersi sempre alle autorità per denunciare situazioni di questo genere: non basta pensare di riuscire a risolvere il problema per conto proprio, è importante farsi coraggio e denunciare. Parlarne con qualcuno è il primo input per uscire fuori da casi disperati e da lì indirizzarsi verso varie strade per trovare una soluzione».

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