«I disabili danneggiano la produttività». Ministro britannico nella bufera

8 Dic 2017 20:13 - di Niccolo Silvestri

Dimenticare di collegare la lingua al cervello prima di azionarla non è, come pure si sarebbe portati a credere, prerogativa esclusiva dei politici italiani. Tutt’altro. Se un Oscar della dichiarazione più infelice si potesse assegnare, la relativa nomination non potrebbe che ricadere su sir Philip Hammond, compassatissimo ministro del governo britannico presieduto da Theresa May, che ha imputato all’accresciuta presenza di persone disabili nel mercato del lavoro gli scadenti risultati del Regno Unito sul fronte della produttività.

È Philip Hammond, titolare del Tesoro

Una vera chicca a disdoro e a smentita degli haters nostrani, sempre più convinti che, quanto a politici, in Italia alligni il peggio del peggio. Al contrario, le parole di sir Hammond finiscono semmai per riabilitare i vari Razzi, o gli Scilipoti ai quali può scappare qualche ingenuità o un inglesismo storpiato, ma che mai si sognerebbero di spiattellare urbi et orbi una delirante corbelleria come questa sui disabili uscita dalla bocca del gentiluomo inglese. Che proprio un passante non è nel governo di Lady May, dove riveste nientepopodimeno che la carica di Cancelliere dello Scacchiere, pomposo titolo che spetta di diritto a chi detiene le casse dei forzieri del Regno, cioè il ministro del Tesoro.

L’indignazione delle associazioni dei disabili

Non stupisce, quindi, che in queste stesse ore contro di lui e contro il governo May stia montando l’indignazione popolare, delle associazioni dei disabili e degli avversari laburisti. Tanto più che la bestialità non l’ha profferita davanti al caminetto di casa o tra amici al chiuso di un club, ma in pieno Parlamento nel bel mezzo di un’audizione. È lì, nel celebrato tempio della democrazia liberale, che la lingua di sir Hammond si è staccata dal cervello del ministro. È stato un attimo, uno solo, perché subito dopo ha tentato di metterci una pezza dicendosi comunque «estremamente orgoglioso» dell’integrazione lavorativa dei disabili. Ma, come avrete certamente notato, la pezza è peggio del buco.

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