Il Pd si appella a Veltroni e Renzi studia una mossa per rimanere a galla
Che farà Matteo Renzi all’indomani del voto siciliano? Come di consueto è il Corriere della sera con un articolo di Maria Teresa Meli a informarci su quelle che sono le reali intenzioni dell’ex premier che dopo la brutta sorpresa delle urne non può certo aspirare a fare il candidato a Palazzo Chigi per il centrosinistra.
Prima mossa: “Sono pronto anche da domani ad aprire il confronto con i possibili alleati. Ognuno corra con il suo candidato e poi si vede”. Un mezzo passo indietro, dunque, perché “la leadership si giocherà sul piano elettorale”. Questi i virgolettati che il Corriere attribuisce a Renzi, che si muove in ogni caso su un campo minato visto che una buona fetta del Pd, orlandiani in testa, ritiene che Paolo Gentiloni possa essere un candidato migliore e meno divisivo di Renzi. Gentiloni, almeno al momento, si sottrae al pressing perché non intende aderire al fronte antirenziano. E tuttavia è proprio su di lui che si concentrano le speranze di un Pd uscito da voto siciliano con le ossa rotte.
La ricetta renziana non è dissimile da quella auspicata da Dario Franceschini: alleanza subito e ogni formazione indicherà il suo candidato premier, poi ci si conta. “Credo sia necessario – dice Franceschini -trovare un minimo comun denominatore tra centristi, Pd e sinistra di governo: insieme potremo essere competitivi, divisi saremo colpevoli. Invito tutti alla ragione, nel breve tempo che abbiamo a disposizione: sabato ci sarà l’assemblea di Pisapia, poi la Direzione del Pd, infine l’Assemblea di Mdp. Il nodo va sciolto subito, sapendo che abbiamo nelle nostre mani destino del Paese”.
Come scrive Il Foglio nel Pd “si stanno muovendo quanti vorrebbero arginare Renzi se non addirittura costringerlo alle dimissioni da segretario. La carta che meditano di giocarsi gli avversari interni di Renzi non è solo quella di una candidatura alla premiership di Paolo Gentiloni… quello che i maggiorenti intenzionati a tenere a freno Renzi meditano è una discesa in campio di Walter Veltroni a favore di Paolo Gentiloni.