Il paese del Bengodi: ghanese in fuga dal malocchio, il giudice lo accoglie come rifugiato

5 Ott 2017 13:38 - di Martino Della Costa

Migrante ghanese in fuga dal malocchio: e il magistrato lo accoglie come rifugiato per motivi umanitari. Questa ancora dovevamo sentirla: e l’abbiamo sentita. Grazie a un giudice del Tribunale Civile di Milano che ha concesso una sorta di permesso di soggiorno per motivi umanitari a un migrante ghanese richiedente in asilo, sbarcato in Italia non in fuga da una guerra civile. Non per salvarsi da fame e carestie. E neppure perché perseguitato per motivi religiosi (tutte le balle che la sinistra di governo e non ci spaccia ormai da anni per giustificare arrivi di massa e speculazioni sul business dell’accoglienza coatta). No, niente di tutto questo: il migrante è arrivato a sbarcare sulle nostre coste in fuga dal suo paese e dal malocchio, che a detta dell’immigrato avrebbe già colpito buona parte della sua famiglia…

Ghanese in fuga dal malocchio: il giudice lo accoglie come rifugiato

Un caso, quello del richiedente asilo ghanese, che non smetterà di far discutere a breve in considerazione della colossale paradossalità di quanto lo motiva e che, a quanto pare, giustificherebbe addirittura il provvedimento giuridico emesso dal Tribunale Civile di Milano. Come riportato dal Giorno nelle ultime ore – e che dell’episodio ha ricostruito fatti e umori – tutto è iniziato nel 2016, quando il migrante giunto sulle nostre coste con un barcone, arriva a Milano (dove inizia anche un percorso lavorativo) e lì presenta richiesta di protezione internazionale. Alla Commissione prefettizia racconta di non avere più familiari. Mamma e zia, afferma, sono decedute in poche ore: «Per me sono morte di morte naturale, ma secondo altri sono morte a causa dei problemi che abbiamo avuto con persone per una questione di terra da coltivare. Qualcuno dice che hanno avuto un maleficio». Quindi: «Ho paura di ciò che è successo alla mia famiglia perché sono l’unico superstite. I miei familiari sono morti misteriosamente senza problemi di salute: oltre ad avere paura della magia in Ghana, non c’è più nessuno dei miei familiari. In Italia, ho trovato la mia famiglia con i colleghi di lavoro».

Il migrante racconta: una famiglia sterminata dal malocchio…

Tutto chiaro? In Ghana la famiglia è stata sterminata dal malocchio e da noi ha trovato accoglienza e persino la fortuna di un lavoro: quella in cui a milioni di italiani non è concesso di incappare. Il caso è davvero sui generis, forse perfino per quella magistratura attenta al diritto dei soggetti più fragili e indifesi, ma tant’è: il profugo non si dà per vinto e incassato il no argomentato con il chiaro riferimento a quelle «motivazioni poco convincenti» per la Commissione – che il 13 dicembre 2016 gli nega lo status di rifugiato – l’immigrato africano non ancora domo decide di presentare ricorso e il caso arriva fino al Tribunale civile. Dove, come anticipato, la sua istanza viene accolta anche in virtù delle argomentazioni avanzate dalla difesa del ghanese che, al banco dei togati, ha portato i milioni di casi di italiani vittime di superstizioni e credenze popolari. Come dire, che se tutto il mondo è paese, il Belpaese può essere il mondo d’accoglienza del profugo in fuga dal malocchio africano: tanto che il giudice incaricato, stavolta, come riportato nel servizio de il Giorno, accorda «al ragazzo un permesso di soggiorno per motivi umanitari, di rango inferiore rispetto alla protezione internazionale, ma sufficiente per restare qui». E poi dicono che non siamo accoglienti…

 

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