Denise Pipitone, svolta nelle indagini. La mamma: «La verità è più vicina»
«Siamo impantanati in una verità nascosta. Dopo 13 anni di sofferenze, di rabbia per la mancata giustizia e di lotta continua che a volte mi ha tolto le forze resto con i piedi per terra. Aspettiamo gli esiti delle indagini. Certamente è un fatto importante, il mio auspicio è che possa arrivare finalmente una svolta decisiva». Ci crede ancora, Piera Maggio, la mamma della piccola Denise Pipitone, la bimba sparita nel nulla il primo settembre del 2004 a Mazara del Vallo mentre giocava davanti casa in via Domenico La Bruna.
La procura ha nuovi elementi su Denise Pipitone
La Procura di Marsala ha disposto nuovi accertamenti su alcune impronte rilevate dagli investigatori, in vari luoghi e su diverse auto, dopo la scomparsa della piccola. Toccherà al Ris di Messina rilevare eventuali tracce di Dna riferibili a Denise, che al momento della scomparsa non aveva ancora quattro anni e che il 26 ottobre ne compirà 17. «Si tratta di una tecnica che esisteva già nel 2004, non affinata come adesso – prosegue mamma Piera -, ma che certamente poteva essere impiegata dall’ex procuratore Di Pisa e prima che si arrivasse alla sentenza della Cassazione». La Suprema Corte lo scorso lo scorso 19 aprile, infatti, ha confermato l’assoluzione, già avvenuta in primo e secondo grado, di Jessica Pulizzi, sorellastra per parte di padre di Denise e all’epoca dei fatti ancora minorenne. Quella che sembrava una svolta nelle indagini arrivò nel 2005. Dopo aver seguito la pista del rapimento da parte di zingari, sotto accusa finì proprio Jessica Pulizzi. Secondo l’accusa era stata lei a rapire la bambina per ‘vendicarsi’ di Piera Maggio e della sua relazione con il padre, Pietro Pulizzi, dalla quale era nata Denise. «Nessun estraneo da chissà dove – dice adesso Piera Maggio – è venuto in una qualsiasi periferia di Mazara del Vallo per sequestrare Denise. O vogliamo pensare che siano stati gli alieni?».
«I colpevoli sono vicino a noi…»
Insomma per mamma Piera “i colpevoli vivono a Mazara” anche perché “durante questi 13 anni non ci sono state fornite ulteriori piste investigative”. “Un po’ tutti sanno come sono andati i fatti – dice con amarezza -, durante le indagini iniziali sono stati compiuti molti sbagli, alcuni anche evidenti e grossolani”. Un esempio? «La perquisizione nella casa sbagliata». Subito dopo la scomparsa della piccola Denise, infatti, i carabinieri si recarono a casa di Anna Corona, la mamma di Jessica Pulizzi. Furono accolti, però, in un appartamento che anni dopo si è scoperto essere quello sbagliato. «Non fu mai disposta la videosorveglianza nella casa di quelli che all’epoca dei fatti erano i sospettati», dice ancora mamma Piera, che agli investigatori denunciò “le minacce e le ritorsioni subite da chi indicai da subito come coinvolto nella sparizione di Denise. La mia vita, come è giusto, fu rivoltata come un calzino e non emerse nulla di insolito. Tutte le altre piste vennero presto escluse”. Resta il fatto che a distanza di 13 anni da quel primo settembre del 2004 per la scomparsa di Denise non ci sono colpevoli. «È l’ennesima vergogna italiana – dice mamma Piera -, l’ennesimo fallimento da parte della giustizia. In tutta questa vicenda ci sono state persone che hanno dato anima e cuore per arrivare alla verità, altre, invece, che potevano fare di più e non lo hanno fatto». Eppure Piera Maggio non si arrende. «Non demordo e continuerò sempre a chiedere giustizia per la mia Denise», conclude.