Clandestini, ora arrivano i “corsi di rieducazione” per giornalisti…

12 Ott 2017 18:33 - di Redazione

Un’altra notizia che dimostra come dietro l’invasione di clandestini ci sia una regia di qualche tipo, ci arriva dalla Sardegna, regione peraltro flagellata negli ultimi mesi di sbarchi continui di clandestini provenienti più che altro dall’Algeria. Il sito sardo admaioramedia rivela infatti che che “il gotha del pensiero unico le sta tentando tutte, sopratutto nel campo della comunicazione, e sta provando a serrare le fila, chiamando a raccolta tutte le forze disponibili per condizionare ed indirizzare il pensiero altrui”. Addirittura, racconta il sito, organizzando corsi di rieducazione per giornalisti. Infatti, approfittando dell’obbligo che gli appartenenti all’Ordine hanno di sommare un numero minimo di crediti ogni triennio, l’Ordine regionale della Sardegna (organo che secondo l’articolo 2 della legge istituiva ha come “obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti”) nell’ambito del programma di formazione continua del propri iscritti ha organizzato un seminario dal titolo: “Migranti: c’è posto anche per loro”, del valore di ben cinque crediti formativi, quelli che per gli appartenenti alla categoria valgono oro. Ecco la nota con cui si presente l’incontro: “Ci sono segnali incoraggianti”, si legge nella nota dell’Ordine dei Giornalisti ma le iniziative per l’inserimento dei migranti in Sardegna sono ancora poche”. E continua: “I progetti Sprar (Sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati) per la formazione dei migranti, la loro integrazione e l’inserimento nel mondo del lavoro, sono appena undici nell’Isola, distribuiti in otto Comuni – ci si rammarica nella nota –. Altri tre sono in fase di avviamento e si attende l’esito del bando ministeriale per l’autorizzazione di nuovi centri”. La presentazione si chiude con una nota di ottimismo: “C’è ancora molto da fare nel campo della cosiddetta seconda accoglienza. Ci sono concrete prospettive di lavoro per associazioni, operatori del sociale, psicologi, mediatori culturali, nell’ambito di un vero programma di inserimento nel tessuto sociale isolano, con corsi di lingua italiana, tirocini, formazione e orientamento”. Allora è vero che il business dei migranti, oltre a far fare soldi, è anche un volano per il lavoro. Forse l’Ordine, in considerazione del numero di giornalisti disoccupati, sfruttati, sottopagati, precari, in cassa integrazione, in solidarietà, vuole suggerire loro di …riconvertirsi?

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