Aveva il tumore, ma per il medico era una malata immaginaria

13 Ott 2017 11:15 - di Redazione

Sta lottando ancora per la vita, colpita da un male che non perdona. Eppure le hanno detto di tutto, dalla diagnosi errata alle accuse di essere ipocondriaca, ossia una malata immaginaria. Invece aveva un tumore una donna, un’impiegata di Livorno di 50 anni. Una storia allucinante raccontata dal Corriere della Sera.  «Quattro anni, quattro anni interi a toccarsi quel piccolo nodulo alla gola. Quattro anni in cui il medico curante, tutte le volte che lei va a farsi visitare, la rimanda puntualmente a casa come «un’ipocondriaca». Poi, dopo quattro anni durante i quali quella piccola ghiandola si rivelata qualcosa di molto grave  e lentamente è cresciuta, la diagnosi degli “illuminati”: tumore. Carcinoma midollare della tiroide, per la precisione. Ecco, il tempo è passato. «Dopo venti anni da quella scoperta, dopo interventi chirurgici e cure che continuano ancora oggi, la donna ha vinto la sua battaglia, almeno quella legale, come aveva anticipato Il Tirreno. La Corte d’Appello di Firenze ha condannato il suo medico a risarcirla con 50 mila euro.

Ammalata di tumore, diagnosi sbagliate

La triste vicenda era iniziata il 1993, con la donna che si presenta per la prima volta dal dottore raccontandogli di aver sentito col tatto quel piccolo nodulo alla gola; e con il medico che sottovaluta la situazione sentenziando che probabilmente si tratta di «una ghiandolina normale» uscita fuori a eguito di un un grande dimagrimento dopo una delusione sentimentale. Invece il tumore covava e dal medico neanche la richiesta di esami approfonditi. «Mi fidavo di lui – ha raccontato la donna a Il Tirreno – era un amico di famiglia e all’epoca era un’istituzione». La ghiandola si ingrossò, lei tornò dal medico. La diagnosi formulata da questa “istituzione” della scienza medica fu: prima  ipocondria, poi diventa toxoplasmosi, quindi mononucleosi. Ma lei si fidava. Solo più tardi fu «un amico veterinario a consigliarle un esame più approfondito. L’ecografia, poi la biopsia e la sentenza di tumore maligno di tre centimetri, molto più grande del piccolo nodulo tastato quattro anni prima, leggiamo. Con la faridica domanda che faremmo tutti: «Perché ha aspettato così tanto a farsi l’ecografia?», le chiedono in ospedale.

La battaglia legale è vinta, ma lotta ancora per vivere

Da allora, in calvario infinito, sono iniziate, le cure e gli interventi chirurgici a Pisa e a Milano, ricoveri continui a Livorno dove è tristemente di casa, con continui esami, controlli, terapie, le metastasi che sono arrivate fino al fegato. Ma lo stoicismo di certi temperamenti è inesauribile, come la volontà di diventare madre. A 39 anni diventa mamma di una bambina. Oggi, 24 anni dopo quelle prime avvisaglie, la lotta contro il tumore prosegue. Con il suo ex medico, nessuna rapporto, neanche verbale, neanche nelle del Tribunale, quando lui ha provato ad avvicinarsi. E ora, assistita dagli avvocati livornesi Riccardo Finockkì e Monica Pacetta, i giudici le hanno dato ragione. Una vicenda assurda.

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