‘Ndrangheta, a Seregno si dimettono vicesindaco e assessori della Lega
Nell’attesa che, come annunciato dal suo avvocato Antonino De Benedetti, il sindaco di Seregno Edorado Mazza «chiarirà tutto» in merito all’inchiesta coordinata dalla Procura di Monza e dalla Dda di Milano sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta al Nord che lo vede agli arresti domiciliari con l’accusa di aver favorito un imprenditore in odore di clan, la maggioranza di centrodestra che finora lo ha retto comincia a liquefarsi.
Dopo l’arresto del sindaco di Seregno, Mazza (FI)
I più lesti a sfilarsi sono quelli della Lega Nord: tutti dimessi, dal vice sindaco Giacinto Mariani agli assessori e ai consiglieri comunali. Mariani aveva annunciato il passo indietro già ieri sera ad Albiate nel corso di una manifestazione a sostegno del referendum indetto per conferire maggiore autonomia alla Lombardia in base alla previsione dell’art. 116 della Costituzione, la cui celebrazione è fissata per il prossimo 22 ottobre. Nel corso del suo intervento, il vicesindaco non ha concesso al sindaco arrestato neppure i benefici del dubbio, ma ha pensato solo a distinguere posizioni e responsabilità: «Come Lega, come amministratori, e come cittadini – ha esordito Mariani -, siamo senza se e senza ma contro le mafie, siamo per la lotta totale alla ‘ndrangheta. Vogliamo prendere le distanze da tutto questo e per questo lasciamo subito il nostro incarico». L’ex-vicesindaco di Seregno non ha poi mancato di ricordare di aver egli stesso provveduto «a fare degli esposti» non appena «ho visto che qualcosa non andava».
«Contro la ‘ndrangheta senza “se” e senza “ma”»
Sulla stessa lunghezza d’onda l’ex capogruppo Edoardo Trezzi, che ha tenuto a sottolineare la necessità di una presa di distanza da parte del Carroccio rispetto alla vicenda che vede coinvolto il sindaco di Forza Italia: «La Lega Nord – ha spiegato – si è sempre battuta contro ogni forma di criminalità, soprattutto quella organizzata e di stampo mafioso ed intende proseguire questa lotta, noi per primi desideriamo che non vi sia alcun dubbio circa la legalità del lavoro svolto da chi è stato chiamato a gestire la cosa pubblica a Seregno».