La Cgil “spara” contro il professore anti Islam: «Se ne deve andare»
Quando si dice accanimento. Adesso anche la Cgil tenta di zittire il professor Piero Marinelli, docente cattolico dell’ istituto tecnico Falcone-Righi di Corsico (Milano) sospeso per avere criticato il Ramadan e col rischio tangibile di perdere addirittura l’ idoneità all’ insegnamento. Lui commentò: «La preside ha chiesto nei miei riguardi una visita di controllo alla Commissione medica della Sovrintendenza della Lombardia per accertare la mia idoneità all’insegnamento, solamente i dissidenti sovietici venivano trattati a questo modo». Ora la vicenda del professor Marinelli ha un secondo tempo ed è caduta sotto la “vigilanoza” della Cgil scuola che vuole zittirlo del tutto e intende addirittura «esercitare una censura sulle frasi che ho pubblicato su Facebook». Si sfoga sulla sua pagina social, Piero Marinelli, reo di avere aperto, tra i banchi in classe, una discussione critica sul Ramadan. La studentessa musulmana era uscita dall’ aula in quella occasione e sul prof si erano scatenate le ire funeste, con esposti ai carabinieri, sanzioni disciplinari e assurde richieste di visite di controllo. Sembrando ancora poco tutto ciò, «Durante il collegio dei docenti di martedì pomeriggio i rappresentati sindacali della Cigl hanno proposto una mozione di solidarietà alla preside per l’ intera vicenda nella quale si stigmatizzava un mio post reso pubblico on-line il primo agosto scorso», racconta il docente letteralmente messo in croce.
Criticare l’Islam? La Cgil si accanisce col prof
La libertà di pensiero critico e di espressione in questo paese stanno seriamente rischiando grosso. “La pietra dello scandalo – leggiamo su Libero- è un commento che Marinelli ha prontamente riproposto all’ attenzione dei suoi contatti e che il professore non ha intenzione di cancellare: «È una questione di libertà di espressione» chiosa infatti il prof di diritto dopo mesi di polemiche. In quelle poche righe lanciate nei meandri del web il diretto interessato si diceva dispiaciuto della faccenda e prendeva atto che alunni e studenti a fatica sostenevano le sue difese pubblicamente, «come se fossero stati lobotomizzati nella ragione», aveva scritto. Ecco allora scattare la censura da parte dei responsabili sindacali della Cgil, veri “gendarmi” dell’ortodossia che, adesso, gliene chiedono conto. Neanche sfogarsi su Fb è possibile per lui. «Non ho tirato in ballo nessuno in particolare, mi sono limitato a descrivere una situazione generale e non mi sono riferito a nessuna carica dell’ istituto», continua, «forse qualcuno si è sentito chiamato in causa, ma è assurdo: oramai in questo Paese non si può nemmeno più affermare l’ ovvio», leggiamo sul quotidiano. Su Facebook arriva tanta solidarietà al professore, che ripete. «In quello che ho scritto non c’è nessun risvolto penale o amministrativo, criticare il luogo nel quale si lavora non è ancora un reato».