Sorpresa, spunta il prete amico della Boldrini dalle chat segrete delle Ong
Un’inchiesta del Giornale rivela la presenza di una chat, parallela ai soccorsi ufficiali, fra le navi delle Ong di fronte alla Libia, nella quale si legge che un prete molto noto segnala nella chat dove andare a prendere i barconi. Si tratta del religioso che venne accolto con tutti gli onori alla Camera dalla presidente Laura Boldrini. Naturalmente.
Padre Zerai, amico della Boldini
Dall’inchiesta di Trapani sulla Ong tedesca Jugend Rettet stanno saltando fuori piste interessanti ancora tutte da chiarire. Le intercettazioni che hanno portato al sequestro di nave tedesca Iuventa «hanno svelato l’esistenza di una chat parallela ai canali ufficiali di soccorso fra i responsabili delle navi delle Ong di fronte alla Libia. E nella chat arrivano i messaggi di padre Mussie Zerai, che avrebbero indicato i barconi pieni di migranti da recuperare. Il prete cattolico è considerato un’icona buonista dell’immigrazione, ma in realtà potrebbe nascondere interessi politici o altro. Gli inquirenti non parlano di casi singoli per evitare di rivelare attorno a chi stanno stringendo il cerchio, ma la Marina militare aveva più volte segnalato il ruolo ambiguo di personaggi come Zerai. «Il sospetto è che pure gente con l’abito talare non si prodigasse solo per fini caritatevoli – ha rivelato una fonte de il Giornale – Ci chiamavano segnalando l’arrivo dei barconi sottolineando che stavano registrando la telefonata. Una specie di ricatto».
Un mito della sinistra buonista
Ricordiamo gli ottimi rapporti di Don Mussie Zerai con la sinistra italiana, mito assoluto per buonisti e fan dell’accoglienza senza condizioni. «Nel 2013 è stato accolto con tutti gli onori dalla presidente della Camera Laura Boldrini, che da portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ne aveva conosciuto da vicino l’attivismo. Diventato sacerdote nel 2010, si è subito distinto per il suo sostegno senza se e senza ma ai migranti, tanto da meritarsi l’appellativo di “angelo dei migranti”, nonché una candidatura al Nobel per la Pace. Il sospetto è che allo spirito di soccorso e di solidarietà se ne affianchi un altro molto meno nobile. Il sospetto che emerge dalle chat con le Ongè è che il religioso possa avere agito «anche per interessi politici ed economici legati all’immigrazione e all’accoglienza».
Segnalava la posizione dei barconi
“Ci chiamavano segnalando l’arrivo dei barconi – spiega una fonte anonima al Giornale – sottolineando che stavano registrando la telefonata. Una specie di ricatto”. Le intercettazioni di due responsabili della sicurezza di nave Vos Hestia dell’ong Save the children aprono un altro capitolo del caso, segnale il Giornale. «C’era una community, una chat, una cosa del genere… so che arrivava sul telefono dei team leader di Save the Children» e di altre Ong al largo della Libia dice uno degli intercettati riportato dal quotidiano la Repubblica. Un canale via Whatsapp parallelo a quello di soccorso ufficiale della Guardia costiera. Ed ogni volta, si verificava «la stranezza del fatto che noi ci recavamo sul posto e trovavamo il gommone». Le Ong ammettono l’esistenza della chat parallela, ma mettono le mani avanti sostenendo che i messaggi non sono mia giunti dalla Libia».
C’è di mezzo anche l’Arci
«Le segnalazioni, come dicono gli intercettati, arrivano anche da padre Zerai». Don Zerai si vanta di aiutare i migranti a sbarcare in Italia da 15 anni. «Non è un caso che il Vaticano abbia deciso di trasferirlo da Roma alla parrocchia svizzera di Friburgo. Padre Zerai con la sua onlus Habeshia ha ispirato WatchTheMed, un portale telefonico europeo su internet per aiutare chi vuole arrivare da noi sui barconi. Dal sito si può addirittura scaricare un’app per i diversi tipi di cellulare e lanciare l’«alarm phone», una telefonata d’emergenza così ti vengono a prendere in mezzo al mare». Ancora: «Non solo, Sea Watch, una delle Ong tedesche più radicali impegnate nel Mediterraneo fa parte dela piattaforma WatchTheMed legata a padre Zerai. Il sito, che serve a recuperare in mare profughi e clandestini senza distinzione, è nato grazie alla campagna internazionale «Boat4people», che ha come aderenti l’Arci, l’associazione della sinistra italiana.