Sardegna, la regione non riesce a evitare la fuga dei giovani dall’isola
Polemica sulla stampa sarda per la “missione” in Senegal di esponenti della maggioranza comunale cagliaritana, che nei giorni scorsi hanno visitato la città africana – sconosciuta ai più – di Louga. A parte le spese sostenute, la polemica riguarda l’utilità di una simile trasferta, anche se l’assessore in questione sostiene che il viaggio, che è all’interno di un partneraiati con la regione Piemonte e altri enti locali anche sardi, ha la finalità di disincentivare proprio le partenze dall’Africa verso l’Italia. Ma, fa notare il sito Ad Maiora Media, quello che colpisce “è l’assurdità di un progetto che vorrebbe insegnare agli stranieri come evitare l’emorragia di giovani, mentre in un solo quinquennio (dal 2010 al 2015) ben 6.600 persone hanno lasciato la Sardegna, emigrando principalmente nel Regno Unito, in Germania e in Spagna. La politica locale sarda – prosegue il giornale – è incapace di individuare soluzioni a breve e medio-lungo termine per arrestare il progressivo spopolamento della nostra Regione, non solo per denatalità, ma anche per via delle migliaia di giovani e meno giovani che lasciano la loro terra in cerca di un lavoro e di prospettive future e risponde a queste problematiche in maniera schizofrenica, invocando ora più immigrati per “ripopolare i comuni della Sardegna”, ora portando le proprie comprovate capacità organizzative (…) in un Paese straniero, per evitare il fenomeno dei migranti economici. Peccato per i nostri migranti indigeni, quelli che sono partiti, non avendo più speranza di costruirsi un futuro nella loro Terra; quelli che vorrebbero tornare; quelli formati o professionalizzati che impiegano le loro energie e le loro eccellenze a vantaggio di altri Paesi, mentre la Sardegna annaspa in una crisi di cui non si scorge la fine. Nessun progetto per loro, nessun investimento, nessuno scambio culturale con quei Paesi di provenienza dei flussi migratori che, magari, gli insegni come rivendicare dalla Regione, dallo Stato Italiano e dalla Comunità europea, il diritto di chi non ha speranze a vedersi riconosciuto lo status di migrante economico”.