Emergency va alla guerra (interna): Cecilia Strada «silurata». C’entra il padre?
Cecilia Strada è stata sfiduciata dal direttivo di Emergency. Il posto di presidente, che ricopriva dal 2009, è stato preso da Rossella Miccio, assistente del padre e fondatore della Ong, Gino. A darne notizia è stato un comunicato ai soci e ai volontari, nel quale però non sono state spiegate le ragioni del cambio al vertice.
Cecilia Strada «silurata» per la linea sui finanziamenti
È stato invece il settimanale L’Espresso a fornire una chiave di lettura su quanto sta accadendo nella Ong: alla base vi sarebbe una questione di soldi. Cecilia Strada, che L’Espresso definisce «silurata», sarebbe stata fatta fuori perché troppo intransigente sui finanziamenti ovvero contraria a ricevere quelli di governi e grandi imprese, «come Eni e Impregilo», che invece sarebbero ben accetti da parte del direttivo. Un organismo – riferisce ancora il settimanale – che è stato «costruito con i nuovi innesti a misura del fondatore e padre di Cecilia, dopo svariate epurazioni» ed è«schierato per metà» a favore delle iniezioni di denaro da parte di multinazionali e soggetti istituzionali.
Il sospetto che c’entri Gino
Benché non venga detto esplicitamente, sembra di capire tra le righe del pezzo dell’Espresso che lo scontro che ha portato alla defenestrazione di Cecilia non veda “la famiglia” da una parte e gli apparati della Ong dall’altra, ma padre e figlia l’un contro l’altro o, per lo meno, fedelissimi del padre contro la figlia, forse già con un occhio a quando il fondatore lascerà. Gli indizi in questa direzione sono diversi: c’è l’assistente di Gino che prende il posto di Cecilia; c’è quel dettaglio sul direttivo «a misura» del fondatore; c’è il racconto di quando, nel 2014, Cecilia si impose per impedire la partecipazione dell’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi alla partita del cuore, provocando mal di pancia in «diversi dirigenti e forse pure dal padre-fondatore»; c’è la notazione finale dell’articolo sull’attesa per le decisioni dell’assemblea dei soci, dove si vedrà se prevarranno «i cagnolini da lunotto di Gino», secondo una definizione della moglie e madre di Cecilia, Teresa Sarti.
I dubbi sul bilancio di Emergency
Non stupirebbe, del resto, se Gino Strada fosse dalla parte di chi è aperto a qualsiasi tipo di finanziamento. Già nel 2015, in una analisi puntale sul bilancio di Emergency, Fabrizio Rondolino notava una certa opacità alla voce entrate. In particolare, il giornalista rilevava che, sebbene Emergency rifiutasse «orgogliosamente il finanziamento dello Stato italiano», non era affatto esente dal sospetto di accoglierne da altri Stati, anche perché alla voce “Autorità pubbliche estere” corrispondeva un finanziamento ben superiore ai 5 milioni di euro. «Sarebbe interessante sapere se invece accetta il finanziamento, diretto o indiretto, di altri governi, e di quali, così da comprendere meglio, nel caso, le scelte di politica estera di Gino Strada», scriveva Rondolino, aggiungendo che «sarebbe utile, per il prestigio e il buon nome dell’organizzazione, conoscere i nomi delle multinazionali (se ce ne sono) e in generale delle aziende che finanziano Emergency, per esempio per essere certi che, quando Strada attacca violentemente la Lorenzin sul taglio delle analisi, non è influenzato da qualche suo sponsor privato». Un discorso valido anche per quei «finanziatori privati» che da soli valevano 11 milioni di euro a bilancio.