Dal Bambino Gesù una speranza per Charlie: «Siamo pronti ad accoglierlo»

3 Lug 2017 17:08 - di Eleonora Guerra
charlie

L’Ospedale Bambino Gesù di Roma interviene nella vicenda del piccolo Charlie Gard offrendo ai genitori la possibilità di trasferirlo in Italia, presso la struttura romana, «per il tempo che gli resterà da vivere». È stata la presidente dell’ospedale, Mariella Enoc, ad aprire al trasferimento, spiegando che «siamo vicini ai genitori nella preghiera e, se questo è il loro desiderio, siamo disponibili ad accogliere il loro bambino presso di noi».

«Difendiamo la vita umana»

Enoc si è quindi richiamata alle parole del Papa, che su Twitter aveva scritto che «difendere la vita umana, soprattutto quando è ferita dalla malattia, è un impegno d’amore che Dio affida ad ogni uomo». «Le parole del Santo Padre, riferite al piccolo Charlie, ben riassumono la mission dell’ospedale Bambino Gesù», ha detto la presidente della struttura, che ha anche chiarito di aver chiesto al direttore «di verificare con il Great Ormond Street Hospital di Londra, dove è ricoverato il neonato, se vi siano le condizioni sanitarie per un eventuale trasferimento di Charlie nel nostro ospedale».

Ma non è certo che Charlie possa essere trasferito

Proprio la possibilità di trasferire Charlie, però, potrebbe rappresentare un ostacolo al gesto di solidarietà del Bambino Gesù nei confronti della famiglia Gard. Nella complicata vicenda sanitaria, giudiziaria e umana che si è consumata intorno alla sorte del piccolo, affetto dalla rarissima sindrome da deplezione del dna mitocondriale, anche il tema della possibilità di spostarlo ha avuto un ruolo: i medici londinesi ritengono che non sia possibile e anche per questo – oltre che per i dubbi sull’efficacia della terapia sperimentale – hanno negato il viaggio negli Stati Uniti per il quale i genitori avevano raccolto un milione e 300mila sterline. «Sappiamo che il caso è disperato e che, a quanto risulta, non vi sono terapie efficaci», ha ammesso Enoc, aggiungendo però che «siamo vicini ai genitori nella preghiera e, se questo è il loro desiderio, disponibili ad accogliere il loro bambino presso di noi, per il tempo che gli resterà da vivere».

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