Ong e migranti, parte l’accusa di favoreggiamento. C’è l’inchiesta
Sollevato il velo di Pandora sulle “relazioni pericolose” tra Ong e traffico di migranti – compresi i salvataggi al largo delle coste libiche – sta sollevando un’onda anomala di risvolti illeciti e aberranti che diventa ogni giorno più difficile arginare. L’ultima notizia – che sul web riprende un servizio in uscita sul numero di Panorama domani – riguarda dunque l’operato delle Organizzazioni non governative nei salvataggi di migranti al largo delle coste libiche, su cui la procura di Palermo indaga per associazione per delinquere.
Operato delle Ong sotto i riflettori: ed è scontro tra procure
E siccome – scrive Panorama – l’ipotesi di reato è più grave di quella su cui lavora la procura di Trapani nei confronti di alcuni volontari di Medici senza frontiere (favoreggiamento dell’immigrazione clandestina), i magistrati palermitani vogliono avocare a loro le indagini. E così, tra scandali e illeciti, sulla questione della gestione del traffico dei migranti – salvataggio prima e accoglienza poi – si apre un altro fronte: quello del conflitto di competenze sull’inchiesta tra le procure siciliane. Un dissidio che, intanto, si tenterà di ricomporre in una riunione con il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Franco Roberti, il 25 maggio, quando è in calendario un incontro a Roma con i colleghi sulla sopinsosa questione dei profughi e della tratta di esseri umani.
Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina
Intanto c’è chi, come il procuratore di Trapani Ambrogio Cartosio, nell’invocare comunque la necessità di rimpinguare le forze in campo in prima linea sul tema migratorio – magistrati e agenti di polizia – continua a ribadire che l’intero fenomeno non può essere controllato solo sul fronte giudiziario e poliziesco, ma la prosepttiva – sostiene il prcuratore di Trapani – deve essere «politica e sovranazionale»; mentre il collega con cui Cartosio sembra essere in perfetta sinergia operativa e sostanziale, Andrea Tarondo, offre il fianco alla questione dell’indagine aperta nei confronti di chi è attivo sulle navi noleggiate dalle Ong, finito sul registro degli indagati della Procura di Palermo che apre un fascicolo. L’ipotesi è favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: ma nome di singoli operatori e di associazioni coinvolte vengono tenuti nel più stretto riserbo.
La ragione morale invocata dalle Ong
Un quadro complesso e a dir poco articolato che aggriviglia una matassa sempre più difficili da sbrogliare e su cui grava – e non poco – il cosiddetto codice etico in nome del quale le Ong sostengono di operare, ragione sociale numero uno di qualunque statuto fondativo: «Salvare vite umane». Dato che spiega anche il perché le Ong non collaborano – almeno non a fondo – con le forze dell’ordine, prima, e la magistratura, poi, specie nel momento in cui comportamenti e conseguenze implichino eventuali sanzioni per migranti e profughi che loro vanno ad aiutare. E infine, come riportato da il Giornale in un esasutivo servizio online, «Cartosio smentisce invece che si stia indagando per accertare finanziamenti illeciti da parte delle Ong, mentre Tarondo conferma la scarsa collaborazione da parte di alcuni paesi, la Libia in primis. Sta di fatto, però, che alcuni soggetti delle Ong sapevano perfettamente luogo, ora e mare dove intervenire per i salvataggi e che in qualche occasione abbiano bypassato la centrale operativa della Guardia Costiera. Adesso il rischio più grande è legato alla criminalità». E non da oggi…