Legge elettorale, preferenze per la rappresentatività dei territori

22 Mag 2017 18:00 - di Alessandro Verrelli

La politica italiana continua a discutere di elezioni e legge elettorale. La chiamata alle urne, a settembre, non sembra impossibile e i leader dei partiti nazionali dovranno, per forza di cose, raggiungere un accordo per permettere ai cittadini di votare. Ma, se gli argomenti a tenere banco sono sistema elettorale, sbarramento e governabilità, un tema che sfugge a molti è quello del voto di preferenza. Infatti nessuno sembrerebbe interessato all’abolizione dei capilista bloccati, rimettendo nelle mani dei cittadini la scelta di deputati e senatori che dovranno andare a rappresentarli in Parlamento. Uno schiaffo alla “rappresentanza politica”, concetto nobilissimo con il quale s’intende la trasmissione del potere tra chi detiene la sovranità e chi è legittimato dal voto popolare all’esercizio del comando.

Purtroppo, però, l’odierna classe dirigente ha dimenticato che cosa significhi rappresentare il territorio del collegio nel quale si viene eletti. Oggi è più importante mantenere il rapporto con il potere piuttosto che con l’elettorato. Davanti a ciò diventa ridicolo continuare ad interrogarsi sui dati dell’astensionismo, sulla sfiducia nelle istituzione, sul perché i giovani e le persone in generale si allontanino dalla politica.  Semplicemente è stato distrutto il rapporto di fiducia e collaborazione che dovrebbe intercorrere tra gli eletti e la loro base elettorale. Oggigiorno le candidature vengo scelte dalle segreterie di partito o dai “salotti buoni”, ammazzando il sano confronto democratico e il dialogo con il popolo.

In questo modo diventa sempre più ampia la voragine che divide quest’ultimo dai parlamentari che dovrebbero rappresentare le istanze dei territori, garantendone la tutela degli interessi e la soluzione dei problemi. Le persone ovviamente, non riconoscendosi più nei politici, si abbandonano al disinteresse e alla delusione, convincendosi che il proprio voto sia utile solo ad eleggere una casta di privilegiati.

Reintrodurre il voto di preferenza, invece, potrebbe essere uno strumento per diminuire la distanza tra cittadini e politica. Questi avrebbero la possibilità di poter eleggere chi veramente si sia battuto per il proprio territorio, dimostrando con i fatti il proprio impegno. Le preferenze ridarebbero rappresentanza e fiducia a chi oggi si sente abbandonato, con un enorme incremento della partecipazione dei cittadini alla vita politica del Paese.

Questa deve essere la prossima sfida che si dovrà vincere per fare in modo che la sovranità ritorni veramente nelle mani del Popolo e non rimanga in quelle dei segretari di partito.

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