Legge elettorale, la soglia del 5% divide i partiti e non convince Berlusconi
Il testo approda in Aula alla Camera e il Pd termina il giro di consultazioni tra i partiti per trovare un accordo. Per la legge elettorale è una giornata di primi bilanci formali, anche se ormai la discussione sembra solidamente incardinata sul modello del “Tedeschellum” con soglia al 5%. Un brivido, se così lo si può chiamare, lo aveva offerto in mattinata il Corriere della Sera, con un articolo in cui si parlava delle perplessità di Silvio Berlusconi rispetto a una soglia così alta. Perplessità, però, subito smentite dai vertici di Forza Italia.
Forza Italia ribadisce l’appoggio al Tedeschellum con soglia al 5%
«Per Forza Italia il 5%, fissato dal Pd nell’attuale testo base di discussione in Commissione alla Camera, è un valore di equilibrio in grado di garantire razionalizzazione del sistema, rappresentanza e governabilità», ha detto il capogruppo di Forza Italia al Senato, Paolo Romani, smentendo l’indiscrezione che attribuiva a Berlusconi la volontà di trattare per far scendere la soglia al 3%. Un’ipotesi che il CorSera spiegava dicendo che «quella norma così com’è non gli conviene. Anzi, finisce per danneggiarlo, offrendo in prospettiva un surplus di seggi a democratici e grillini». È stato poi il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta, a cercare di spiegare cosa potesse esserci dietro quell’articolo: «Rappresenta più che l’idea di Berlusconi, quella di Alfano». «Noi pensiamo che il 5% sia un valore di equilibrio tra rappresentanza e governabilità», ha ribadito anche Brunetta, per il quale «se le forze centriste vogliono mettersi assieme il 5% potrebbe essere l’occasione per farlo».
Alfano: «Non si vota la legge elettorale, ma lo scioglimento delle Camere»
Angelino Alfano, dal canto suo, cerca di allontanare l’idea che per lui il problema sia tutto lì, in quella soglia che lo terrebbe fuori dal Parlamento, sostenendo che «non abbiamo posto una questione si soglia, ma di principio». «Ci uniremo ad altri e supereremo la soglia del 5%, se sarà questa», ha detto il ministro degli Esteri, aggiungendo che il tema vero «è un altro, le elezioni anticipate». «Non si vota solo la legge elettorale, ma lo scioglimento delle Camere», ha proseguito Alfano, parlando del voto anticipato come di una prospettiva con un «costo salatissimo» per la nostra economia. Una perdita che il leader centrista quantifica in «miliardi di euro» e di cui attribuisce tutta la responsabilità al Pd e, pur senza nominarlo, a Matteo Renzi in particolare: «Sono già a Palazzo Chigi. Quindi, è solo un problema di persone?».