Immigrazione, ecco quello che non capiscono i buonisti di professione

31 Mag 2017 16:54 - di Giuseppe Basini

Come difendere realmente la nostra comunità nazionale, la sua storia, la sua coesione sociale, senza perdere le caratteristiche di stato di diritto e di società liberale è il problema più sentito in questo momento in Italia, per le sue caratteristiche di vera emergenza. Vediamo anzitutto le caratteristiche che dovrebbe presentare un’immigrazione sostenibile. Intanto dovrebbe essere sempre legale (con identità personali controllabili) poi dovrebbe privilegiare accanto ai profughi i cittadini più facilmente assimilabili e, inoltre, quelli provenienti da paesi con densità di popolazione almeno pari alla nostra (e non da paesi spopolati con potenziali ottime possibilità di sviluppo).

POPOLAZIONE MONDIALE E DENSITÀ, DISTRIBUZIONE , CRESCITA

Area popolazione (migliaia) crescita annua superficie densità ab / Km2

(2000)* (2016) (90-96) % Km2 (2000) (2016)

Mondo 6.055.000 7.432.650 1.5 135.641 43 57.1

Europa* 729.000 738.000 0.2 22.986 32 33.5

Europa*UE 375.000 508.200^ 0.25 3.193 113 117.0

I t a l i a 57.298 59.800 – 0.2 319 191 203.3

A s i a 3.683.000 4.436.320 1.5 31.764 110 143.0

A f r i c a 784.000 1.216.130 2.7 30.306 24 41.0

America N 310.000 360.530 1.0 21.517 14 19.3

America L 519.000 641.020 1.7 20.533 24 31.8

Oceania 30.000 39.900 1.4 8.537 3 4.7

U.N. Stat.Yearbook,2016 ( ° inclusa Siberia) ( * da : World Almanac 2001), ^ a 28

Ma soprattutto dovrebbe essere lenta e il più possibile diversificata come etnie. Il tempo è una variabile fondamentale per l’integrazione, perché se nuove centinaia di migliaia di immigrati si aggiungono precipitosamente e in continuazione ai precedenti, la situazione diviene esplosiva, mentre se si da il tempo a quelli già presenti di integrarsi, gli ultimi arrivati non si aggiungeranno ad altri immigrati, ma semplicemente a recenti cittadini che però già si sentono Italiani. Lo stesso principio di facilità di integrazione dovrebbe poi privilegiare il più possibile la diversificazione tra le provenienze, dai vari paesi meno sviluppati, perché piccole comunità tra loro differenti molto più facilmente si integreranno nel tessuto nazionale, che non una sola che invece tenderà a chiudersi in se stessa, mantenendo usi, costumi, tradizioni e anche idiosincrasie del luogo d’origine. Fino al 2014. l’immigrazione in Italia, pur preoccupante nelle dimensioni, era abbastanza equilibrata, sia per una minore percentuale di clandestini, sia per la provenienza molto diversificata, che assicurava una ben maggiore possibilità di integrazione, sì da poter ancora sperare di vedere davvero, nel tempo di una generazione, dei nuovi Italiani al posto di perenni immigrati .

PROVENIENZA D’ORIGINE DEGLI IMMIGRATI PRESENTI IN ITALIA 1998 – 2015

Origine immigrati U.E EUR.OR AMER.N AMER.S N.AFR. AFRICA ASIA TOT

migliaia (1998) 128 241 47 82 191 110 184 1022

*(2015) 347 2320 92 315 689 329 871 5014

*La situazione di bilanciamento tra provenienze si è poi molto modificata nel 2015-16 per un

afflusso di oltre 370.000 nuovi sfollati, via mare, quasi solo da Nord Africa e Africa centrale

Da : ISTAT 1998 e 1999 e World Almanac 2000 , U.N. Stat.Yearb. 2016

È negli ultimi tre anni, coi governi di sinistra, che la situazione è drammaticamente peggiorata. Anzitutto la caratteristica dell’ultima ondata di immigrazione è di essere in gran maggioranza illegale, secondo è precipitosa, terzo è di origine meno diversificata, essendo per la più gran parte africana e musulmana.

Cosa fare allora oggi ? Anzitutto cose realmente fattibili e cioé non vietate e rese praticamente impossibili dalle consuetudini internazionali e, sopratutto, dalla nostra coscienza, assai meno cinica di quella dei “buonisti professionali” che lasciano marcire i problemi guardando dall’altra parte, ma certo non meno sensibile ai temi dei valori umani.

E allora tre cose : primo, tutte le navi sono iscritte ad un registro navale e battono una bandiera nazionale, il che fa sì che siano considerate una vera e propria parte di quel territorio nazionale, per cui se una nave estera compie l’azione meritoria di accogliere dei migranti in mare, deve condurli nel proprio paese, senza considerare l’Italia come una specie di porto franco e praticare la politica del “siamo buoni col territorio altrui”.

Secondo, stringere accordi di cooperazione (anche economica) con i paesi rivieraschi, che comportino il diritto, per le navi italiane di prima accoglienza, a riportare subito i clandestini nel paese di imbarco, dove, a quelli trovati a posto con il diritto e le regole di accoglienza internazionali, verrà rilasciato titolo ad entrare finalmente legalmente nel nostro paese, anche perché, con le quote stabilite dall’Italia per l’immigrazione completamente saturate dai clandestini, non stiamo praticamente concedendo nessun permesso legale all’immigrazione, con il bel risultato di dire no ai richiedenti rispettosi delle leggi e si ai clandestini.

Terzo, contrastare più efficacemente le posizioni aperturiste incondizionate, sia laiche che clericali, perché lanciano il messaggio devastante dell’accoglienza in ogni caso, anche illegale, spingendo decine di migliaia di poveretti a rischiare, perchè convinti di essere comunque accolti e dell’esistenza di una bengodi italiana che non c’é e che non giustifica affatto i rischi reali di un viaggio pericoloso verso la disoccupazione e la clandestinità.

Il problema di fondo é : si può parlare realmente di soccorso in mare, quando ci si mette volontariamente e in maniera organizzata nelle condizioni di pericolo che richiedano il soccorso ? No, non si può e poco importa che venga o meno provata una sorta di colleganza tra alcune organizzazioni umanitarie e gli scafisti criminali, perché la presenza di navi soccorso permanentemente in zona, anche a pochi chilometri dalla costa libica, su cui poter contare, é comunque conosciuta e segnalata, per cui si configura una vera e propria rete di trasporto al servizio di una illegalità di massa, volta a favorire l’aggiramento delle nostre leggi. E  questo su grande scala, fino a creare un vero problema, in termini economici per il costo ormai fuori controllo del complesso degli aiuti umanitari, per il salvataggio e per l’accoglienza sovvenzionata, in termini sociali per il grande aumento di immigrati illegali che ormai dappertutto chiedono la carità per strada e infine per la sicurezza, dato che un alto numero cerca, per sopravvivere, espedienti che finiscono per alimentare la microcriminalità diffusa o per farli diventare i manovali a basso costo di quella organizzata. Sulla sicurezza poi pesa anche il discorso del terrorismo islamico, perché se già é difficile controllare veramente le identità di coloro che transitano regolarmente come singoli sul nostro territorio, diviene quasi impossibile farlo con gli sbarchi di massa di persone senza documenti e che rifiutano spesso di farsi prendere le impronte, senza contare poi che la falsa retorica dell’accoglienza ecumenica spinge molti immigrati, già presenti sul territorio, a sentirsi discriminati e questo può favorire una loro radicalizzazione. Ed é non vero che gli immigrati contribuiscano comunque col lavoro a creare ricchezza e a pagare tasse, perché sono solo gli immigrati regolari (europei e non europei) a cercare e trovare lavori, (quelli che spesso gli Italiani rifiutano) e a volersi integrare.

Inoltre una gran parte degli irregolari africani e medio-orientali tende a restare in comunità chiuse per preservare tradizioni, sopratutto religiose, che trasformano talvolta il legame familiare in un impedimento, anche oppressivo, per i giovani e sopratutto le giovani, che vogliano integrarsi nella nostra comunità nazionale, fino quasi a voler fare dell’ islamizzazione invasiva una missione, a cui peraltro alcune irresponsabili autorità, religiose e politiche, del mondo islamico, sembrano quasi incitarle. Incomprensibile, anche per questo, é l’atteggiamento del nuovo pontefice romano, che ignora completamente i rischi di disgregazione del nostro tessuto economico e sociale, facendosi paladino e propagandista di una accoglienza completamente indiscriminata, a meno che non si voglia, per questa via, mettere in crisi la società borghese che, figlia alla fin fine del risorgimento e della rivoluzione dei lumi, é tuttora permeata di un razionalismo che alla scuola gesuita é sempre stato particolarmente ostico. Quando sento preti scarmigliati (e di potere) che si scagliano contro i pacifici e ordinati cittadini, colpevoli a loro dire di individualistica insensibilità, sento un moto di indignazione profondo. La cicala non é affatto sempre colpevole, però di qui a criminalizzare la formica che industriosa lavora, edifica la sua casa e cresce la sua famiglia, ce ne corre, rovesciare la morale della favola e criticare chi tiene in ordine il suo giardino é da incoscienti o da interessati agitatori.

La destra però non cada mai nella trappola di non spiegarsi, di accettare di se stessa una rappresentazione di comodo: noi non siamo affatto meno sensibili alle ragioni umanitarie, solo non siamo cinici e non pratichiamo le doppie verità. Vediamo i problemi e non li sottaciamo, ma sopratutto non ne facciamo un’occasione di affari, un professionismo della carità un po’  peloso. Noi vogliamo un Italia che resti forte e coesa, anche perché é solo così che potrà aiutare e nel modo migliore, chi ha realmente bisogno.

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