Renzi: niente moschea nella storica caserma dei “lupi”. Solo il Ramadan…
Il sindaco di Firenze aveva grandi progetti, fino a quando non ha parlato l’ex sindaco di Firenze. E lui s’è adeguato. «No alla moschea alla Gonzaga, ma il Ramadan si può fare lì», ha spiegato ieri Dario Nardella, precisando che l’ex caserma di Scandicci non può ospitare per ragioni tecnico giuridiche una moschea definitiva nella storica caserma che ospitò il Battaglione dei Lupi della Toscana, distintosi in tante azioni militari, come da lui anticipato. Ma quella storica struttura ospiterà comunque, per un mese, la preghiera islamica durante il Ramadan. «Io ho ricevuto dai fiorentini il mandato di risolvere anche le questioni più spinose come quella di consentire in condizioni di sicurezza, di trasparenza e senza oneri economici per la città la realizzazione di un centro di preghiera musulmano che altrimenti continuerebbe ad utilizzare garage, sottoscala e altri luoghi in condizioni inidonee», ha detto Nardella al Tg3 Toscana.
Matteo Renzi, in un’intervista a Qn, aveva di fatto ordinato a Nardella di fare marcia indietro sulla moschea. «Tecnicamente e giuridicamente non si può fare lì», ha spiegato Renzi. Una bocciatura della linea Nardella che scatena veleni anche all’interno del Pd. «Firenze ha un sindaco eletto dai cittadini e Matteo Renzi non può screditarlo esercitando un ruolo che non ha più», attacca Paolo Bambagioni (Pd), consigliere regionale della Toscana e referente per la Toscana della mozione di Michele Emiliano. «Solo pochi giorni fa – prosegue Bambagioni – Nardella aveva individuato nell’utilizzo degli spazi della ex Gonzaga la soluzione migliore per andare incontro alla comunità islamica. Una decisione sulla quale aveva mostrato grandi perplessità il sindaco di Scandicci, non riuscendo però a trovare ascolto. Poi, dopo lo stop di Renzi, Nardella ha cambiato versione: e i motivi tecnici sembrano una motivazione un po’ debole visto quanto il sindaco si era sbilanciato sulla moschea. Sarebbe stato forse più giusto fare un passo indietro, casomai, ascoltando la voce del territorio, ovvero di Scandicci, e non un ordine calato dall’alto».