La Brexit? Alla fine è figlia della guerra delle Falklands di 35 anni fa…
A ben pensarci, 35 anni dopo la guerra delle Falklands, la Brexit è figlia di q uello spirito inglese che ha sempre caratterizzato i cittadini di Sua maestà: quel misto di individualismo, autonomia, amore oper la libertà e patriottismo isolano che hanno consentito ai britannici di sopportare tutte le guerre. “Sì, possiamo riprendercele”, disse 35 anni fa Sir Henry Leach, all’epoca Primo Lord del Mare e Capo di Stato maggiore della Royal Navy, su una esplicita richiesta del Primo ministro Margaret Thatcher riguardo alla possibilità di riprendersi le isole Falklands, dopo l’invasione militare argentina, aggiungendo poi: “E dobbiamo”. E alla richiesta di spiegazioni della Thatcher egli rispose: “Perché se non lo facciamo, in pochi mesi vivremo in un Paese diverso la cui parola non conterà niente”. I britannici allora chiamarono la contro-invasione Operation Corporate. Contro-invasione, perché il 2 aprile 1982 fu l’esercito argentino a invadere militarmente le isole (Operazione Rosario), In quegli anni l’Argentina era governata da un regime militare tra i peggiori di tutta l’America latina, guidato dal generale Leopoldo Galtieri. Le Falklands, che gli argentini chiamano Malvinas, sono un gruppo di isole dell’Atlantico meridionale ubicate vicino al continente sudamericano, e rivestono grande importanza strategica: già basi di baleniere, oggi rimangono la pesca, il petrolio, la vicinanza con l’Antartide. Sono in possesso del Regno Unito dal 1833, quando vi installò una base navale e in seguito amministrativa. L’Argentina le rivendica considerandole parte integrante del proprio territorio. L’arcipelago conta tremila abitanti, quasi tutti concentrati nella capitale Port Stanley. Si chiamano kelpers, sono quasi tutti di origine anglosassone, e nel 2013 votarono tutti in favore della permanenza nel Regno Unito: solo tre persone votarono per l’annessione all’Argentina. 35 anni fa, comunque, i generali argentini, per superare la crisi economica dilagante, facendo leva sia sul patriottismo sia sulla decolonizzazione, valutarono che gli inglesi non avrebbero reagito all’invasione delle isole, ma fecero male i loro conti, trascurando l’orgoglio nazionale inglese e il fatto che avessero una reputazione imperiale da difendere.
La guerra delle Falklands durò 74 giorni
Così, il 2 aprile 1982, all’1,30 del mattino, gli incursori argentini sbarcarono sull’isola principale, diretti alla residenza del governatore per catturarlo. Ma Londra aveva avvisato della possibilità di un’invasione e le caserme erano state evacuate. Dopo alcune ore di scontri tra marines inglesi e incursori argentini, coadiuvati da altre unità nel frattempo sopraggiunte, le truppe britanniche si arresero e le Falklands furono occupate. La lingua ufficiale diventò lo spagnolo, Port Stanley divenne Puerto Argentino e si stabilì che si dovesse guidare a destra, cosa che i kelpers però non fecero mai. A quel punto Londra doveva decidere. Onu e Cee condannarono l’invasione, e l’Europa comminò delle sanzioni a Buenos Aires. Sanzioni alle quali l’Italia non aderì per motivi di opportunità, mentre ha aderito a quelle contro la Russia di Putin, malgrado il fatto che esse danneggino soprattutto i nostri esportatori. Gli Usa di Reagan non espressero condanna, ma aiutarono in tutto e per tutto gli inglesi. La lady di Ferro decise di riprendersi le isole con la forza, e fu avviata l’Operazione corporate. Così, una settimana dopo l’invasione, la task force 17 britannica salpò diretta alle isole Falkland, guidata dalle portaerei di Sua Maestà Invincible ed Hermes, arrivando in prossimità dell’arcipelago il 21 aprile. La prima a essere riconquistata fu l’isola Georgia del Sud, la cui presa fu annunciata dall’ammiraglio “Sandy” Woodward con questo messaggio: “Compiacetevi di informare Sua Maestà che la White Ensign (la bandiera della marina da guerra britannica) sventola a fianco della Union Jack nella Georgia del Sud. Dio salvi la Regina.” Seguì una breve – ma combattuta con tutti i sentimenti – guerra, nel corso della quale fu affondato l’incrociatore argentino General Belgrano e io cacciatorpediniere inglese Sheffield. Alla fine si contarono 255 morti inglesi, 649 argentini, duemila feriti e 11mila prigionieri argentini catturati dai commandos di Sua Maestà. Il 20 giugno, dopo la conquista di Port Stanley da parte dei parà britannici, la guerra terminava. I cittadini delle Falklands ottennero lo status di cittadini britannici a tutti gli effetti e Londra incrementò la sua presenza militare in loco. Da rilevare che sia Usa sia Urss si defilarono nel corso del conflitto, anche se Washington, come detto, supportò gli inglesi mentre Mosca sostenne le ragioni argentine. Quando la task force 17 lasciò la Gran Bretagna, il giornale americano Newsweek scrisse in copertina The Empire Strikes Back! (“L’impero colpisce ancora!”)