Accordo tra le 60 tribù della Libia: “Ora combattere il traffico di esseri umani”

2 Apr 2017 8:31 - di Redazione
Il negoziato è andato avanti per oltre due giorni. E alla fine, grazie alla mediazione italiana, “l’accordo di pace” tra le tribù libiche da anni in guerra tra di loro, è stato siglato. È un passo fondamentale per la pacificazione dello Stato africano, ma soprattutto per il controllo dei confini meridionali e dunque per frenare i flussi migratori dall’area subsahariana. Non a caso a gestire la mediazione è stato il ministro dell’Interno Marco Minniti che ha riunito al Viminale i rappresentanti di oltre sessanta clan, si legge su “Il Corriere della Sera“.

Libia, accordo tra le oltre 60 tribù

Intorno al tavolo c’erano i leader degli Awlad Suleiman, dei Tebu e dei Tuareg, ma anche il vicepresidente libico Kajman, in rappresentanza del governo di Tripoli. Sono dodici i punti dell’intesa e i principali riguardano «il contrasto ai traffici di esseri umani, ma anche al terrorismo jihadista e alla radicalizzazione». Perché, ha chiarito il titolare del Viminale nel corso delle riunioni, «in questo modo avremo un pattugliamento unificato del confine con Algeria, Niger, Ciad e la realizzazione di opportunità di sviluppo alternativo ai profitti delle attività illecite».

Servirà a fermare l’invasione di clandestini?

Nel documento finale viene specificato che l’iniziativa italiana ha per scopo primario intervenire su una situazione che ha fatto nascere «un’economia basata sui traffici illeciti, che provoca centinaia di morti nel Mediterraneo, migliaia di disperati m cerca di una vita migliore, una spinta populista alla chiusura e la minaccia jihadista nel deserto». E mette nero su bianco l’impegno per pianificare «misure urgenti di sviluppo e di investimento umano così come di opportunità formative e professionali volte ad attrarre i giovani, allontanandoli dal loro unico mezzo di sopravvivenza — la criminalità — in modo che gli obiettivi di sicurezza possano essere soddisfatti senza bisogno di muri, armi e interventi stranieri». 

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