Impiegata di banca raggira anziana e si fa nominare erede universale
Le Fiamme Gialle del Nucleo di polizia tributaria di Rovigo, coordinate dalla locale Procura della Repubblica, hanno eseguito un sequestro preventivo di 600mila euro in contanti, titoli e depositi nei confronti di un’impiegata di banca che, sfruttando la sua attività lavorativa presso un istituto di credito del rodigino, ha abusato dello stato di infermità e deficienza psichica di una cliente della banca, procurandosi un profitto illecito.
La strategia dell’impiegata di banca
In particolare, attraverso un meccanismo di condizionamento psicologico, la responsabile del reato ha indotto l’anziana donna a redigere un testamento a suo favore ed attraverso l’utilizzo di una carta di debito, in suo possesso ma intestata alla cliente, ha compiuto reiterati prelievi di denaro dal conto di quest’ultima, al momento quantificati in 32.040 euro causandogli un grave danno patrimoniale. Gli investigatori, avvalendosi dei poteri di polizia economico finanziaria, hanno ricostruito minuziosamente un periodo di circa tre anni durante i quali, l’aggravarsi delle condizioni di salute dell’anziana signora affetta da Alzheimer, ha favorito i propositi illeciti dell’impiegata di banca che, oltre a sottrarre risorse direttamente dal conto della vittima utilizzando un bancomat, era riuscita a farsi nominare erede universale dell’ingente patrimonio della malcapitata, inducendola a firmare il testamento appena tre giorni prima dell’ingresso di quest’ultima in una casa di cura di Rovigo.
Passati al setaccio i conti correnti
In circa sei mesi di indagini bancarie e documentali sono stati passati al setaccio tutti i conti correnti della vittima e dell’impiegata di banca presunta responsabile della condotta delittuosa; quindi, in rapida successione, sono state sentite in atti numerose persone tra personale medico-sanitario, badanti e dipendenti dell’istituto bancario di appartenenza dell’impiegata che è ora indagata per il reato di circonvenzione d’incapace previsto dall’art. 643 del Codice Penale e sanzionato con la reclusione da due a sei anni.Sono in corso anche perizie grafologiche tese ad appurare se alcune firme apposte su distinte di prelievo bancario siano attribuibili alla presunta autrice del reato.