La Libia e i tunisini dell’ISIS: i foreign fighters mettono paura a Tripoli
23 Feb 2017 8:35 - di Redazione
Dopo la fuga da Sirte, i jihadistì si riorganizzano a Sud e nell’Ovest Patto con Al Qaeda, sabotaggi e guerriglia per minare la sicurezza é Ritirata nell’entroterra, infiltrazione di traffici illeciti, attentati circoscritti e rimescolamento con Al Qaeda. Dopo la caduta di Sirte lo Stato islamico in Libia ha cambiato strategia luoghi e forse pelle. Il 18 gennaio scorso caccia americani B-2, sotto la regia di Africom e in cooperazione col Governo di accordo nazionale, hanno bombardato un campo di addestramento a 45 km a Sud-Ovest di Sirte uccidendo almeno 85 terroristi dell’Isis, si legge su “La Stampa“.
In Libia è scontro tra bande straniere
È stata la prima azione dopo i quattro mesi di raid sulla capitale del Califfato nero nel Maghreb, capitolata la quale i terroristi di Abu Bakr al-Baghdadi sono fuggiti a Sud, nelle aree di Bani Walid, Skhir, Ghariyat, Ghirza, alterando sembianze e spostandosi da un luogo all’altro per non essere individuati. Tra loro c’è una prevalenza dei soliti tunisini, poi algerini, yemeniti, sauditi, bahreiniti (attenzione a questa componente), anche europei, e per quanto riguarda l’Africa somali, nigeriani, chadiani, e infine alcuni elementi cinesi particolarmente esperti nell’uso di esplosivi.
Anche “europei” nelle file del’ISIS
A spiegare tali dinamiche è il colonnello Ibrahim Beitelmal, dirigente del Consiglio Militare di Misurata e responsabile di primo piano nella battaglia di Sirte, che contattiamo grazie ad Agenfor International, Ong attiva sul terreno nel campo della sicurezza partecipata. Spiega che nelle località desertiche di Ghirza e di Zellah, oltre alla presenza di mercenari sudanesi del Justice and Equality Party (formazione del Darfur legata a Gheddafi e ora attiva nel Sud-Est libico) trovano rifugio i transfughi del califfato. «In queste aree, e nelle aree prossime a Zellah in particolare, l’Isis organizza posti di blocco a sorpresa, allo scopo di depredare e terrorizzare, o imporre dazi».