Anche la nonna di Fortuna “non ricorda”: incriminata per falsa testimonianza

22 Feb 2017 17:11 - di Redazione

Non parla nessuno, neanche la nonna della vittima innocente. Un fiume di “non so” e “non ricordo”, ripetuti ossessivamente a ogni passaggio delle intercettazioni lette dal pubblico ministero, e una sola certezza: «Ho sempre detto a mia nipote di dire la verità e tutto ciò che sapeva”. Un atteggiamento, quello di Angela Angelino, nonna delle bimbe che con la loro testimonianza hanno impresso una svolta decisiva nelle indagini sulla morte di Fortuna Loffredo – uccisa nel parco Verde di Caivano – che ha spinto il pm Claudia Maone a chiedere al giudice il verbale dell’udienza per procedere nei suoi confronti per falsa testimonianza. La testimonianza di Angela Angelino, ascoltata nell’udienza di oggi davanti alla quinta sezione della Corte d’Assise di Napoli, rappresentava un momento chiave nel processo sulla morte di Fortuna, che vede imputati Raimondo Caputo e la figlia di Angelino, Marianna Fabozzi: nel corso delle indagini preliminari, in diverse occasioni, la donna è stata intercettata mentre “istruiva” una nipotina su cosa dovesse dire a carabinieri e magistrati in merito all’ultima ora di vita di Fortuna, amichetta del cuore della nipote. Di queste conversazioni Angela Angelino ha spiegato in aula di non ricordare nulla, se non di aver “sempre detto di riferire la verità di come sono andate le cose”. Il pm ha letto in aula diversi passaggi delle intercettazioni, ma la donna ha ribadito ogni volta di non ricordare quella circostanza specifica, né poi di essersi mai accorta delle violenze subite dalle bambine.

Interpellata dagli avvocati difensori e di parte civile su quanto avvenuto alle sue nipoti, in particolare alla più piccola delle tre, la cui testimonianza ha impresso una svolta decisiva nelle indagini sulla morte di Fortuna Loffredo, Angela Angelino ha risposto dicendo di non credere alle violenze sessuali, che secondo l’accusa sarebbero state commesse da Raimondo Caputo mentre Marianna Fabozzi avrebbe omesso di denunciare e di difendere le sue tre figlie, oggi in una casa famiglia. «Se è successo è la cosa che fa più schifo al mondo – ha detto – ma io non ci credo proprio che è stata violentata. Chi tocca i bambini è un vigliacco e dovrà risponderne davanti a Dio».

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