Trump il più cattivo? No, gli Usa già misero al bando cinesi, ebrei, iraniani
Non si fermano le proteste contro la decisione di Donald Trump di inibire l’ingresso negli Stati Uniti ai cittadini di sette Paesi islamici: oltre al mondo musulmano, protesta Amnesty International, protestano le varie associazioni umanitaria, i democrats stanno orchestrando proteste di piazza in tutto il Paese, e persino l’Inghilterra si mostra perplessa. In realtà la grancassa mediatica internazionale sta attaccando selvaggiamente Trump perché ha fatto parte di quello che aveva promesso in campagna elettorale, ossia limitare l’ingresso di persone considerate potenzialmente pericolose per la sicurezza del Paese. Tutte le anime belle a piangere, urlare, strapparsi le vesti per questa iniziativa, condivisa invece da moltissimi americani. Tra le molte menzogne enunciate dai dem, vorremmo però confutarne almeno una, ossia quella che mai nella storia americana si era visto un gesto del genere. Ebbene, non è vero: per ben sei volte in passato, i presidenti americani, democratici e repubblicani, hanno preso decisioni analoghe a quella di Trump, inibendo l’accesso a gruppi o etnìe per varie ragioni, tra cui la religione e persino le convinzioni politiche. Vediamole: il presidente Chester A. Arthur firmò il 6 maggio 1882 la cosiddetta legge di esclusione cinese, che ha vietato a “lavoratori qualificati e non qualificati e cinesi impiegati nel settore minerario” di entrare negli Stati Uniti per 10 anni. Fu la prima legge significativa per limitare l’immigrazione nel Paese. In quel momento gli Stati Uniti erano alle prese con alto tasso di disoccupazione e la forza-lavoro cinese era temuta per le sue basse pretese salariali. La legge pose restrizioni anche alla comunità cinese che era già negli Stati Uniti, costringendola a ottenere certificati al fine di rientrare in caso fossero fuori dal Paese e impedendo loro di ottenere la cittadinanza americana. L’atto è scaduto nel 1892, ma fu esteso per altri 10 anni, sotto forma di Legge Geary, che prevedeva ulteriori restrizioni ai residenti cinesi, obbligandoli a registrarsi per ottenere un certificato, senza il quale potrebbero essere espulsi. La situazione è cambiata nel 1943, quando la Cina – guarda caso – era alleata degli Usa contro il Giappone, con la legge Magnuson, che ha permesso una certa immigrazione cinese e ad alcuni cinesi già residenti di diventare cittadini naturalizzati, ma era sempre mantenuto il divieto di proprietà e di commercio di proprietà. Nel 1901, il presidente americano William McKinley era stato colpito a morte da Leon Czolgosz, un anarchico americano che era figlio di immigrati polacchi. In seguito a questo episodio, il presidente Theodore Roosevelt firmò il 3 marzo 1903 la legge sull’immigrazione che vietava l’ingresso negli States agli anarchici e altri estremisti politici. L’atto in aggiunta agli anarchici, individuava altre tre nuove classi di persone a cui sarebbe stato vietato l’ingresso: quelli con epilessia, mendicanti e gli importatori di prostitute.
Non c’era Trump quando la nave St Lous fu respinta
Ci fu poi il gravissimo caso della nave St Louis. Poiché improvvisamente milioni di persone divennero profughi durante la Seconda Guerra Mondiale, il presidente Franklin D. Roosevelt sostenne sin da subito che i profughi rappresentavano una seria minaccia per la sicurezza nazionale. Con il pretesto che spie naziste avrebbero potuto essere nascoste in mezzo a loro, gli Usa limitarono il numero di ebrei tedeschi che potevano essere ammessi a 26.000 ogni anno. Oggi si ritiene che meno del 25 percento di tale contingente sia stato effettivamente accolto. Uno dei casi più noti fu quando gli Stati Uniti respinsero il transatlantico tedesco St Louis, che trasportava 937 passeggeri, quasi tutti di origine ebraica, nel mese di giugno 1939. La nave fu stata costretta a tornare in Europa, dove poi si stima che più di un quarto dei suoi passeggeri siano stati uccisi nell’Olocausto. In seguito toccò anche ai comunisti: il 23 agosto 1950 il Congresso americano approvò la legge sulla sicurezza interna – nota anche come legge sulle attività sovversive Control Act – che permise di deportare tutti gli immigrati ritenuti membri del Partito comunista. La legge prevedeva anche che i comunisti non avrebbero potuto ottenere la cittadinanza. Il presidente Truman si oppose alla legge ma bisognerà attendere il 1993, quando la Corte Suprema giudicò parte dell’atto incostituzionale, anche se alcune parti della legge oggi sono ancora in piedi. In seguito alla crisi degli ostaggi iraniana del 1979, durante il quale l’ambasciata americana a Teheran fu presa d’assalto e 52 americani furono tenuti in ostaggio per 444 giorni, il presidente americano Jimmy Carter ruppe i rapporti diplomatici con l’Iran, imponendo anche sanzioni. In quella circostanza fu vietato agli iraniani di entrare negli Stati Uniti. Durante la presidenza di Ronald Reagan, l’US Public Health Service ha aggiunto l’Aids alla sua lista di malattie “pericolose e contagiose”. E il senatore Jesse Helms con l’Helms Emendament, mise i sieropositivi nell’elenco di esclusione. Nel 1987 gli Stati Uniti hanno vietato ai sieropositivi di entrare nel Paese. L’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama tolse l’emendamento defitivamente nel 2009, ma era solo il completamento di un processo iniziato dal presidente George W. Bush.