Caffè avvelenato per Trump: Starbucks assumerà diecimila rifugiati
Anche Starbucks boicotta apertamente le politiche sull’immigrazione di Donald Trump. La catena americana di caffetterie ha annunciato che verranno assunti diecimila rifugiati, rispondendo così alla decisione del presidente di sospendere l’ingresso dei rifugiati siriani e di bloccare l’ingresso dei cittadini sei nazioni a maggioranza islamica.
Il fondatore di Starbucks, un sostenitore della Clinton
In una lettera indirizzata ai dipendenti, l’amministratore delegato di Starbucks, Howard Schultz, ha detto che le assunzioni riguarderanno i punti vendita in tutto il mondo, anche se inizieranno proprio dagli Stati Uniti, dove la priorità verrà data agli immigrati «che hanno servito con le forze Usa come interpreti o personale di supporto». Schultz, che alle presidenziali era schierato con Hillary Clinton, ha anche preso di mira altre iniziative del presidente Trump, come le misure contro la riforma sanitaria definita Obamacare, e ha tra l’altro affermato che Starbucks sosterrà i coltivatori di caffè messicani.
La catena Starbucks è presente in 75 paesi nel mondo
«Ci sono più di 65 milioni di cittadini del mondo riconosciuti come rifugiati dalle Nazioni unite – ha affermato Schultz – e noi stiamo definendo piani per assumerne 10.000 nei prossimi cinque anni nei 75 paesi del mondo dove è presente Starbucks. E inizieremo qui negli Stati Uniti, concentrandoci inizialmente su questi individui che hanno servito le truppe Usa come interpreti e personale di supporto nei diversi paesi dove il nostro esercito ha chiesto sostegno».
La paura di Starbucks? Il boicottaggio del made in Usa
Schultz è anche intervenuto sulla questione del muro che Trump vuole costruire al confine con il Messico, paese dove Starbucks conta 600 caffetterie con 7.000 dipendenti, affermando che bisogna «costruire ponti, non muri con il Messico». Alcuni osservatori leggono la mossa del ceo di Starbucks come un modo preventivo per evitare il boicottaggio delle sue caffetterie. Proprio in Messico era stata avviata una campagna per evitare di consumare prodotti americani, incluse le colazioni della catena Starbucks.