Storica vittoria di un prof precario: chiede e ottiene il risarcimento dal Miur

8 Dic 2016 11:05 - di Monica Pucci

Cinque anni di precariato continuo nella stessa scuola, e il ministero dell’Istruzione è stato condannato a risarcire l’insegnante. Il giudice del Lavoro di Ancona Arianna Sbano ha riconosciuto un indennizzo pari a cinque mensilità dell’ultima busta paga, oltre agli scatti di anzianità a un docente precario marchigiano di 32 anni, che aveva presentato ricorso contro il Miur. Il prof., assistito dagli avvocati Matteo Catalani e Simona Cognini dell’ufficio legale della Uil Scuola Marche, ha prestato servizio ininterrottamente dal 2010 al 2015 presso il Liceo classico Rinaldini di Ancona. Sempre con contratti a tempo determinato per una delle cattedre specifiche dell’indirizzo musicale. Rapporti di lavoro che per il Ministero rientravano nel cosiddetto “organico di fatto”, stabilito di anno in anno a seconda del numero degli studenti iscritti. I legali della Uil Scuola invece hanno sostenuto in udienza che i Licei musicali, creati con la Riforma Gelmini proprio nel 2010, non sono mai stati dotati di “organico di diritto” e che le cattedre sono attribuite a supplenti.

Il Miur ha fatto un “uso improprio e distorto” del precario

Il giudice di Ancona ha riconosciuto “un uso improprio o distorto” delle supplenze “da ritenersi, del tutto assimilabili a quelle svolte su posti in organico di diritto”. E non essendoci certezza di una stabilizzazione in tempi “certi e ravvicinati”, ha deciso per un indennizzo economico. Il Miur, che con ogni probabilità presenterà ricorso in appello, è stato anche condannato a pagare metà delle spese del ricorrente. “Questa sentenza rimarca l’inadempienza del ministero – commenta Claudia Mazzucchelli, segretaria della Uil Scuola Marche – perché il liceo musicale ormai da molti anni non è più sperimentale ma è entrato a far parte dell’ordinamento. Non si capisce come mai non venga istituito un organico di diritto, così da poter stabilizzare tutti questi insegnanti, altrimenti costretti a un precariato perenne, a tutela della loro professionalità, della continuità didattica e, di conseguenza, a vantaggio anche degli studenti”.

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