Saronno, morti sospette in ospedale: il medico si difende. L’infermiera tace
Morti sospette in ospedale a Saronno: tanti sospetti, accuse circostanziate e, al momento, una sola certezza: il medico prova a difendersi e a speigare, la sua amante, l’infermiera, insiste nel tacere. Uniti in nome di un “diabolico sodalizio” nella vita come in corsia, fino a pochi giorni fa, divisi dall’inchiesta sulla sconcertante vicenda dei decessi tra i degenti. E decisamente diversi dal comportamento assunto in merito alle accuse di cui stanno cominciando a rispondere. Lei, l’infermiera Laura Taroni, interrogata ieri in carcere dal Gip di Busto, Luca Labianca, si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Lui, Leonardo Cazzaniga, il medico anestesista che – stando a quanto riportato dai media in questi giorni, sembra si compiacesse del nomignolo affibiatogli di “angelo della morte” – ha invece cercato di chiarire la sua posizione, e in base a quanto riferito dal suo legale Enza Mollica, non avrebbe avuto un atteggiamento oppositivo rispondendo alle domande del gip, dicendosi «disponibile a chiarire quanto è successo». Addirittura, sempre secondo il suo legale, il medico avrebbe risposto a tutte le domande del gip, circa una decina, in alcuni casi in modo circostanziato, in altri in modo più generico. E con una ferma determinazione: respingere l’accusa di omicidio volontario: questa, a quanto si è appreso, in generale la linea difensiva ottenuta da Cazzaniga. Intanto, sul fronte strettamente investigativo, si apprende che sarebbero all’incirca «una trentina i casi ancora da esaminare» da parte degli inquirenti di Busto Arsizio.
Morti sospette in ospedale, il punto sulle indagini
Dunque, lui prova a difendersi: Lei si chiude in un oppositivo silenzio. Quei quattro morti al Pronto soccorso dell’ospedale di Saronno che l’hanno portato in carcere? «Non ho mai voluto uccidere nessuno», risponde al gip Luca Labianca quello che, nelle testimonianze raccolte nell’inchiesta sembra si compiacesse di definirsi “l’angelo della morte”. Quella massiccia somministrazione di farmaci deriva «per alleviare» le sofferenza dei quattro pazienti che una consulenza della Procura ha invece stabilito essere stati uccisi volontariamente. Leonardo Cazzaniga, 60 anni, medico con specializzazione in anestesia («ma che l’anestesista non l’ha mai fatto», precisano i colleghi) ha voluto chiarirlo. Durante l’interrogatorio avrebbe spiegato che il somministrare farmaci serviva «per alleviare le sofferenze» dei pazienti, respingendo così l’accusa di aver voluto intenzionalmente uccidere. Non così la sua amante, l’infermiera Laura Taroni, che ha scelto di fare scena muta davanti al giudice.
Le accuse a Cazzaniga. Ancora 30 casi da esaminare
Al medico sono contestati non solo gli omicidi volontari contenuti nell’ordinanza, ma «gli anni critici 2011-2012», come detto dal procuratore di Busto Arsizio, Gian Luigi Fontana, «devono essere ancora esaminati». Si tratta di una trentina di casi, mentre dei 44 già esaminati solo 4 sono da ricondurre al cosiddetto «protocollo Cazzaniga» di cui in ospedale alcuni erano a conoscenza. Per altri due casi di morte in ospedale non è stato possibile stabilire un rapporto di causa effetto tra la somministrazione di farmaci e la morte in quanto erano in condizioni straordinariamente compromesse, pertanto, non sono configurabili come omicidi volontari. C’è poi l’omicidio del marito della Taroni e il medico avrebbe adottato questa linea difensiva anche in questo caso, per quanto l’uomo non fosse ricoverato in ospedale. È il solo omicidio «in famiglia» al quale gli sono state poste domande perché per gli altri due, quello della madre e del suocero di Laura Taroni, la Procura non ha chiesto la misura cautelare. L’avvocato di Cazzaniga, Enza Mollica, ha presentato per il medico una richiesta di arresti domiciliari su cui dovrà decidere il gip. I pm, nei prossimi giorni, interrogheranno gli indagati a piede libero: su tutti il primario del pronto soccorso, Nicola Scoppetta (rimosso dall’incarico dalle autorità sanitarie). Per lui i pm avevano chiesto gli arresti domiciliari perché «si è reso autore, in concorso con gli altri membri della Commissione Interna», che non rilevò aspetti penali nel comportamento di Cazzaniga «dei reati di omissione di denuncia e favoreggiamento personale». Ma il gip ha negato ogni provvedimento cautelare, nonostante, per la Procura «fosse venuto a conoscenza delle indagini in corso, a seguito degli inviti a presentarsi davanti al Pubblico Ministero. Un giallo intricato, insomma, quello delle morti sospette all’ospedale di Saronno che, tra indifferenza e omertà, silenzi e denunce, continua a protagonizzare sulla scena mediatica.