Marocchini con permesso di soggiorno vendevano documenti falsi

19 Dic 2016 18:28 - di Guglielmo Gatti

Dal punto di vista loro e dei loro clienti, «risolvevano problemi». Quando il consolato marocchino di Milano non poteva soddisfare l’esigenza, si presentavano con il loro campionario di documenti falsi perfetti per qualsiasi occasione: 700 euro per un passaporto marocchino, 3.500 per uno italiano, dai 350 ai 550 euro per un permesso di soggiorno, dai 250 ai 350 per una patente italiana e codici fiscali. Per questo due marocchini di 45 anni con precedenti per rapina, resistenza, rissa e invasione di terreni, ma non per falso, sono stati arrestati per produzione di documenti falsi, ricettazione e alterazione di permessi di soggiorno. Per gli agenti della Digos e del commissariato Villa San Giovanni erano fantasmi, semplicemente due immigrati con un regolare permesso di soggiorno, uno per attività di commerciante e l’altro come domestico. Hanno scoperto il loro traffico illecito nel corso di un’indagine iniziata lo scorso agosto dopo l’ennesimo controllo a Lampugnano, al terminal dei bus in partenza per tutta Europa. I poliziotti, accortisi del grande numero di documenti falsi, hanno allargato la ricerca fino ad arrivare davanti al consolato marocchino. È lì che i due falsari agganciavano i clienti mostrando sullo smartphone i campioni del loro lavoro. La qualità dei documenti variava, i passaporti erano quasi perfetti mentre sui permessi di soggiorno compaiono anche errori grossolani come “soggiornate” al posto di “soggiornante”. In alcuni casi gli agenti hanno trovato la firma contraffatta dello stesso dipendente dell’ufficio immigrazione su documenti che sarebbero stati emessi dalla questura di Varese e di Crotone.

I marocchini avevano ogni tipo di documento

Il trucco era cambiare la scadenza del permesso, una piccola modifica che rendeva la contraffazione quasi invisibile a tutti ma non all’occhio attento di Rosanna Chironi, dirigente del commissariato Villa San Giovanni con un passato nell’ufficio immigrazione. L’operazione è stata chiamata “Terra promessa” perché i clienti non erano interessati a restare a Milano bensì a raggiungere i Paesi del nord Europa. Anche per questo i falsari offrivano un pacchetto completo con documento valido per l’espatrio e biglietto dell’autobus o dell’aereo per la destinazione preferita. Questo dimostra, inoltre, che i due erano sicuri di realizzare falsi capaci di ingannare chiunque, anche i controllori di frontiera. I tempi di realizzazione erano brevissimi, a volte la consegna avveniva poche ore dopo il contatto davanti al consolato. L’incontro era fissato in diversi bar, il 13 dicembre scorso gli agenti sono intervenuti proprio al momento di uno scambio in un locale di viale Gran Sasso (il cui titolare risulta completamente estraneo ai fatti); per filmare l’ingresso dei marocchini hanno dovuto potare alcuni rami che coprivano la visuale alle telecamere del Comune. I falsari conoscevano bene i rischi e, per evitare di essere sorpresi mentre cedevano il documento, avevano l’abitudine di nasconderlo dietro lo specchio del bagno. La stamperia era stata allestita in due appartamenti in viale Ungheria e via Asiago, dove sono state trovate anche carte d’identità in bianco rubate a Bergamo a settembre.

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