Amri a Torino pensò di andare a Roma. Poi cambiò giacca e scelse Milano…
Era a Torino, e alla biglietteria elettronica della Stazione Porta Nuova dove si trovava la sera del 22 dicembre, Anis Amri, il terrorista autore della strage di Berlino del 19 dicembre scorso, ha digitato anche la tratta con destinazione Roma, poi però, la soluzione finale sul display ha indicato l’acquisito di un biglietto per arrivare alla Stazione Centrale di Milano.
Amri pensò di andare a Roma, poi…
Dunque Roma, la capitale, era una delle possibili destinazioni di Amri, poi abbandonata in favore di Milano dove, sul suo percorso il terrorista jihadista avrebbe trovato i poliziotti che lo hanno scoperto e fermato. A Milano, infatti, come noto, alle 00.58 del 23 dicembre, Amri è stato ripreso dalle telecamere poste nell’atrio della Stazione Centrale. L’autore della strage di Berlino era arrivato a Torino a bordo di un treno regionale della linea Sfm3 del Servizio Ferroviario Metropolitano, quella cioè che collega Bardonecchia, al confine tra Italia e Francia, con il capoluogo piemontese. Da qui il giovane terrorista è poi ripartito per Milano. Quindi, una volta in stazione a Milano, è andato a piedi fino in piazza Argentina dove ha incontrato un giovane salvadoregno appena uscito da un locale a cui ha chiesto dove avrebbe potuto prendere un treno per Napoli, il Sud o Roma. Poi, invece, ha optato – come noto – per la linea di autobus sostitutiva della Metro (a quell’ora chiusa), ed è sceso a Sesto S.Giovanni, dove ha cercato di entrare nella stazione, anch’essa chiusa. E anche per prendere degli autobus avrebbe comunque dovuto aspettare alcune ore, perché i primi a partire si muovono all’alba.
Il cambio di giaccone immortalato dalle telecamere
E non è tutto: quanto sta emergendo dal controllo delle immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza delle varie stazioni visitate dal terrorista tunisino in fuga sta consentendo di ricostruire passaggi e dettagli del suo viaggio dalla Germania, attraverso la Francia, e che si sarebbe concluso a Sesto San Giovanni. E allora, tri i vari particolari emersi, si apprende che l’occhio digitale posto nello scalo ferroviario di Torino Porta Nuova avrebbe ripreso Anis Amri intento a cambiarsi il giaccone con cui, con un treno regionale partito da Bardonecchia, era arrivato alla stazione del capoluogo piemontese. Gli inquirenti milanesi stanno verificando se avesse voluto disfarsi dell’abbigliamento con cui ha compiuto la strage di Berlino. Intanto proseguono gli accertamenti di inquirenti italiani e tedeschi per verificare la posizione di eventuali contatti italiani avuti dal terrorista.
Gentiloni, non risultano reti di Amri in Italia
A riguardo, allora, proprio il presidente del Consiglio Gentiloni ha appena fatto sapere che «sappiamo che le minacce possono venire dall’esterno: per esempio Amri è arrivato nel 2011. Ma sappiamo che ha avuto un processo di radicalizzazione. Ma questa radicalizzazione avviene in casa nostra, nelle nostre carceri e nei nostri quartieri, e la radicalizzazione è stato all’origine degli attentati in Europa». Nel dettaglio, però, ha quindi concluso sul caso il premier, «non risultano particolari reti che Amri avesse in Italia, e invece risulta che due poliziotti italiani, reagendo al colpo di pistola di Amri, hanno individuato un terrorista che aveva colpito in Germania». Brutalmente.