“Al voto ora!”. La protesta in aula di Fratelli d’Italia bloccata dalla Boldrini

13 Dic 2016 17:25 - di Antonio Marras

«Saremo in piazza ogni giorno fino ad una grande manifestazione il 22 gennaio, per dire che questa è ancora una nazione sovrana: vogliamo votare ora». Lo ha detto Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia), nella sua replica in Aula al premier Paolo Gentiloni, conclusa con l’esibizione di lettere giganti a formare la parola “Al voto ora!”, fatte rimuovere dal presidente Boldrini. «Voteremo – ha annunciato Meloni – così come gli italiani hanno votato il 4 dicembre, con un chiaro, deciso e fragoroso no alla fiducia. Venti milioni hanno votato e bocciato a grande maggioranza la riforma del Governo Renzi: non volevano quel governo, quella maggioranza, le sue riforme e le sue politiche. Hanno detto no ad un Governo fatto nel Palazzo che non rappresenta i cittadini, ma i poteri forti, che ha portato in Italia 500mila clandestini, che ha trascinato il ceto medio nella povertà e l’economia alla crescita peggiore in Europa».

Meloni: andiamo subito al voto

«Gli italiani – ha proseguito la leader di Fratelli d’Italia – si sono espressi in modo inequivocabile, ma loro se ne fregano e rimangono abbarbicati alla loro poltrona. Chiedo a Gentiloni come si sente a venire qui a presentare un Governo in piena continuità con quello Renzi, una figura poco dignitosa. Renzi si è dimesso perchè gli serve ricostruirsi una verginità, far dimenticare che ha speso 200 milioni di euro per il suo aereo e rimettersi il giubbotto di Fonzie, pensando che gli italiani non si accorgeranno che governano suoi prestanome». «Noi – ha ribadito la deputata – vogliamo votare, una cosa che in Italia sembra ormai sovversiva, bisogna consentire ai cittadini di scegliersi il loro Governo, quale che sia, la legge elettorale si può fare in pochi giorni, da parte nostra c’è la massima disponibilità, se necessario lavorando anche nel periodo natalizio e così sciogliere le Camere a gennaio e andare a votare a marzo. Dipende dal Pd che ha la maggioranza, ma ha paura della democrazia».

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