Genesi, potenza, apoteosi, caduta. Questo sarà il destino di Renzi

18 Nov 2016 13:27 - di Carlo Ciccioli

La politica come si sa ormai è liquida: prevedi, con fondamento, una cosa, e poi ne succede un altra, che è l’opposto. Il caso Brexit e Trump stanno lì a dimostrarlo. La Gran Bretagna doveva rimanere nell’Europa, con certezza sondaggistica, e Hillary Clinton doveva essere eletta a furor di popolo, dai 9 agli 11 punti percentuali di vantaggio, secondo le previsioni. Sappiamo come è andata. Sul Referendum costituzionale italiano è meglio essere prudenti. La sensazione di tutti è che il Sì sprofondi e il No si affermi robusto. Ma come tutte le intuizioni ha l’alea dell’imponderabile, anche se noi lo auspichiamo fortemente. Ma ciò che ci preme di più in questo momento è sapere cosa succederà a Renzi.

Il ciclo politico di Renzi

Vince, perde, straperde o para il colpo. Non lo sappiamo, invece sappiamo di più su quale sarà il suo destino. Da psichiatra mi piace rimandare alle mie due precedenti analisi, fin qui pubblicate, sul personaggio. Ma adesso siamo alle conclusioni e quindi sarà bene tornare all’antico invece di disquisire troppo sull’attuale. Ci aiuta lo psicanalista svizzero Carl Gustav Jung (1875-1961) che rivisitò il mito dell’eroe dalla mitologia greca classica. L’eroe ha quattro fasi: la genesi, le prime manifestazioni di potenza, l’apoteosi, la caduta. Applichiamo questo percorso a Renzi, figurandolo, un po’ abusivamente, come l’eroe. La genesi: Renzi nasce in una famiglia democristiana, contigua al potere, alle clientele, al mondo cattolico e alla massoneria. Questo è il crogiuolo dove cresce e dove fa il boy-scout, mentre il padre è affacendato in molti affari. Qui conosce una generazione di fiorentini. Fa il rappresentante di Istituto nel suo liceo, studia poco, ma è molto intraprendente. Le prime manifestazioni di potenza: a ventinove anni diventa Presidente della provincia di Firenze e a trentaquattro Sindaco di Firenze. Certamente non è poco per l’età e per il luogo. Firenze non è un qualsiasi capoluogo di provincia italiano, è una città d’eccellenza, quasi un simbolo, la Regione dove sono nate le Banche, le cambiali, i Monti di pietà e tante altre cose connesse agli affari, città d’arte e di splendore, non è un caso che la famiglia dei De’ Medici era di banchieri diventati politici, che fecero splendida la città. L’apoteosi dell’eroe: Renzi perde e poi vince tutte le sfide. Perde le primarie ma poi vince la partita di ritorno con Bersani, tiene Letta alla Presidenza del Consiglio e dopo sei mesi gli dice “stà sereno” e lo licenzia, va alle Europee a testa bassa e arriva al 40,8%, conquista tutti gli spazi politici e gli Enti possibili, dalle Ferrovie alla Rai, dall’Eni a Finmeccanica, non tralascia Banche, Polizia, alti gradi militari ed i Servizi Segreti, non dimentica neppure il Ministero degli Esteri e le nomine internazionali. Fa manbassa sugli organi di stampa, addirittura fa contattare giornalmente i Direttori dei quotidiani e delle testate televisive per indirizzare articoli, commenti e titoli. Non ce n’è per alcuno, appalta pezzi di centrodestra, da Alfano a Verdini, marginalizza ogni Sinistra del Pd, prende a schiaffi tutta la nomenclatura storica da D’Alema a Bersani, aggrega nel suo Partito rampanti di tutti i tipi. Questa si che è onnipotenza ! Ma siamo, in un ciclo breve, alla quarta fase, la caduta. Cosa dice il mito: l’Eroe che esagera, urta gli Dei che si infastidiscono e lo fanno precipitare, ed in tempi brevi. Tutto ciò ha un nome, in greco hybris, cioè “l’ira funesta” degli Dei quando si è passato il limite. Questo sta accadendo: già un anno fa le elezioni regionali non erano andate un granchè a Renzi, che aveva perso la Liguria, una regione storicamente di sinistra. Ma alle comunali di quest’anno molto peggio: ha perso Torino e Roma, a Napoli il Pd non è andato neppure al ballottaggio, la vittoria di Milano strettissima, è dovuta più all’incompetenza del centrodestra che al Pd, addirittura risultato magro nella rossa Bologna, per non parlare di alcune decine di capoluoghi e Comuni significativi persi. Primi indizi di caduta. Schiaffoni vari a livello internazionale, dall’Unione Europea che in passato lo aveva promosso a pieno titolo, alla Gran Bretagna dove sicuro di partecipare alla sconfitta della Brexit, ha pensato di acquistare una pagina a pagamento sul Financial Times pur di intestarsi quel risultato. Molto peggio nelle elezioni presidenziali americane. Va apposta nergli Stati Uniti con una nutrita schiera di adulanti, da Benigni a Sorrentino, per apparire con Obama e farsi raccomandare come l’uomo del destino, tanto da esporre esageratamente l’Ambasciatore americano a Roma, Phillips, in una dichiarazione “pro-stabilità”a se stesso, ma soprattutto va ad incontrare la Clinton, come futuro Presidente degli Stati Uniti. Sappiamo tutti come è andata: una telefonata a Trump di congratulazioni, “fiducioso” dei futuri buoni rapporti con l’America.

Commento di Trump alla stampa: «Io questo Renzi non lo conosco, non so chi sia», peggio che una dichiarazione di iper-critica, cioè l’inconsistenza. Ma gli Dei devono proprio essere molto arrabbiati perché, dopo l’apoteosi, non riesci più a trovare in giro uno che dice di essere un fervente ammiratore di Renzi. Ma lui ormai è prigioniero di se stesso: dice che aumenta l’occupazione, l’economia cresce, le tasse diminuiscono e l’Italia sta risorgendo. Anzi possiamo farci carico di oltre 200mila migranti all’anno perchè il debito pubblico (che aumenta) è contenuto, in quanto l’Europa consentirà (sembra, ma non è certo) che le spese per immigrati e terremoto siano fuori bilancio (ma questo non significa che non siano debito). Insomma ormai siamo al delirio. La parola delirio viene dal latino “lira, lirae”, cioè l’aratro e delirare significa stare fuori dal solco. E Renzi è davvero fuori dal solco. Qualcuno dovrà riportarcelo. Referendum o non referendum, la caduta è prossima, gli Dei lo hanno già stabilito e sembra che la decisione sia irreversibile. Ci auguriamo per l’Italia speriamo che sia subito.

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