Il Financial Times: se vince il no finisce la Ue. Aiutino a Renzi o boomerang?

21 Nov 2016 12:50 - di Alessandra Danieli

Ce lo chiedono i mercati. È questo il nuovo refrain di Matteo Renzi e del Pd “ortodosso” per il sì al referendum. Dopo l’equazione sì uguale rinnovamento, no uguale restaurazione, in queste ore arriva l’aiutino estero per il premier italiano. In particolare è il britannico Financial Times che tratteggia la fine del mondo in caso di vittoria del no.

ll Financial Times: con il no è l’apocalisse

«Il referendum costituzionale italiano del 4 dicembre, accanto al prossimo vertice Opec (i Paesi produttori di petrolio), sarà uno degli snodi fondamentali per capire l’umore dei mercati internazionali nei prossimi mesi. Nonostante un po’ di tensione – secondo l’agenzia Bloomberg un’eventuale sconfitta del governo Renzi non sarà un evento catastrofico per la tenuta del Paese.

Sos populismi e uscita dall’euro

Catastrofiche le previsioni del principale quotidiano economico del Regno Unito che preannuncia l’apocalisse. Apocalittico è lo scenario tratteggiato da Wolfgang Münchau, condirettore del Financial Timesed esperto di Unione europea, in caso di sconfitta del sì: populismi che trionfano in tutta Europa, guidati dall’affermazione di Donald Trump alla presidenza degli Usa e dalla Brexit, l’immediata conseguenza della vittoria del no, insomma porterebbe allo sfaldamento dell’euro alla prospettiva che l’Italia abbandoni la moneta unica europea. Un’ipotesi che agli italiani non dispiace e che potrebbe trasformare la fotografia drammatica del quotidiano inglese in un boomerang per Renzi.

Un aiutino per Renzi

Per Münchau il  «5 dicembre l’Europa potrebbe svegliarsi con l’immediata minaccia della disintegrazione». «Da quando l’Italia nel 1999 è entrata nell’euro la sua produttività totale è stata di circa il 5%, mentre Germania e Francia hanno superato il 10%». Sarebbe inoltre fallimentare il tentativo di costruire un’unione economica e bancaria efficiente dopo la crisi dell’eurozona del 2010-2012 basata solo sull’austerity, scelta attribuibile secondo il Financial Times  alla cancelliera tedescs Angela Merkel. «La combinazione di questi due fattori – prosegue il condirettore del Ft – sono la più grande causa dell’esponenziale crescita del populismo in Europa». Accanto all’esito del referendum italiano, continua il Financial Times, bisogna prendere in considerazione l’altro possibile grande elemento destabilizzante: la probabilità della vittoria alle elezioni presidenziali francesi di Marine Le Pen.

 

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