Ricordo di Loris Baldi, asso della Rsi. Salvò la gente dalle bombe “alleate”

7 Ott 2016 17:19 - di Antonio Pannullo

Esattamente un anno fa ci lasciava a Quarrata, dove era nato nel 1919, Loris Baldi, asso dell’Aviazione nazionale repubblicana, sergente pilota della Rsi. Aveva 95 anni, e la sua morte ha lasciato un vuoto nella storia italiana e nella cittadina del Pistoiese dove era ritornato dopo la guerra, aprendo uno studio di geometra ben conosciuto in tutta la zona. La sua vita è stata intensa, esemplare e, consentitelo, per certi versi anche eroica. Come dichiarò in un’intervista pochi anni fa, intervista che poi andò nel libro A difendere i cieli d’Italia di Eclettica editore, Baldi considerava un dovere difendere non solo i cieli ma soprattutto le città e le popolazioni italiane, i civili, dai terribili bombardamenti tappeto che gli “alleati” anglo-americani presero a effettuare su tutta l’Europa, con particolare riguardo per l’Italia, dove c’era chi non aveva intenzione di arrendersi. «Mi sembrava giusto levarmi in volo per difendere le città italiane colpite dai bombardieri stranieri…». Ed era proprio così: le temibili Fortezze volanti americane cariche di bombe di ogni tipo arrivavano in formazione sui nuclei abitati, sempre scortate da un numero altissimo di caccia, con i quali i pochi piloti della Repubblica Sociale Italiana dovevano fare i conti. «Ci buttavamo in picchiata dall’alto, oppure da dietro, contro la formazione nemica. L’aria era piena di esplosioni e di fuoco». E spesso gli aerei italiani venivano abbattuti dalla soverchianti forze anglo-americane. Baldi ha sostenuto più di venti duelli, ottenendo cinque abbattimenti nemici. Per le sue imprese ha ricevuto una medaglia d’argento al valor militare e una Croce di Ferro tedesca di II classe. Il 2 aprile 1945 fu abbattuto mentre a bordo del suo Messerschmitt Bf. 109 G-10/AS 11 Nero “Silva” (l’aveva chiamato così in onore a sua moglie Silvana, nda), stava contrastando la scorta di una poderosa formazione di bombardieri nei cieli sopra Villafranca e Pozzolo sul Mincio da un Republic P-47 Thunderboldt americano.

Loris Baldi fu abbattuto il 2 aprile 1945

Baldi, benché ferito a una gamba, riuscì a paracadutarsi dall’aereo in fiamme, scoprendo poi solo dopo che il paracadute era danneggiato. In ogni caso arrivò a terra vivo. In quel periodo Baldi era in servizio presso la 4ª squadriglia del 2° Gruppo caccia “Gigi Tre Osei”, sotto il comando del capitano Ugo Drago, anch’egli asso pluridecorato con quattro medaglie d’argento, una Croce di guerra italiana e una Croce di guerra tedesca, scomparso nel 2007. Quel tragico giorno l’Aeronautica nazionale repubblicana pagò un carissimo prezzo per la sua tanto eroica quanto impari lotta contro gli americani: ben sei piloti rimasero uccisi e 14 aerei furono abbattuti. Ma in compenso gli “alleati” videro precipitare ben nove loro velivoli, tre caccia Thunderbolt e sei bombardieri B-25. Dopo la guerra lasciò il mondo dell’aeronautica, viaggiando solo come passeggero, come dichiarò in un’intervista, e tornò al suo paese natale, Quarrata, dove nel 1948 aprì uno studio tecnico. Partecipò attivamente alla vita sociale e culturale di Quarrata, diventando presidente della Pro Loco, presidente del Circolo Umberto I, socio storico del Lions club Pistoia nonché decano dell’Accademia italiana della Cucina, sempre di Pistoia. Come tecnico, ha contribuito alla progettazione di molti edifici della città, occupandosi anche di problemi urbanistici. In seguito ha lavorato per una società che si occupava di estrazione di onice, diventandone dirigente e viaggiando spesso all’estero, ma sempre, come disse lui, come passeggero. Come racconta Il Tirreno, nell’articolo sulla sua morte, Baldi raccontava spesso scherzando di essere stato «l’ottavo italiano, dopo Marco Polo, ad aver raggiunto la Mongolia…». In un’altra intervista dichiarò quello che era il principio informatore di tutti i piloti della Repubblica Sociale: «Volevamo salvare la gente dalle bombe».

(foto tratta dalla testata giornalistica www.noidiqua.it)

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