Non si ferma la macchina del fango contro Trump: anche sulle tasse era tutto falso

3 Ott 2016 15:13 - di Antonio Pannullo

La sinistra americana ora ha davvero paura: lo dimostra il fatto che la possente macchina del fango avviata dai poteri forti Usa contro il candidato repubblicano alla Casa Bianca Donald Trump non  si ferma, anzi, trova sempre più argomenti, molti francamente risibili contro il legittimo concorrente alla Casa Bianca. Copione peraltro già visto qui in Italia ai tempi di Silvio Berlusconi. Il sedicente scoop della tasse evase si è rivelato privo di fondamento, per stessa ammissione dei dem, e si cercano altre strade per colpire Trump: secondo le ultime “rivelazioni”, ora l’uomo d’affari repubblicano avrebbe fatto affari non solo con Cuba ai tempi di Fidel Castro, violando l’embargo, ma anche con l’Iran, affittando a una banca di Teheran un ufficio a New York dal 1998 al 2003. Una banca nella “lista nera” Usa delle istituzioni iraniane legate al terrorismo e al programma nucleare. Lo svela tale “Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi”, a cui aderiscono testate come il New York Times – che dell’anti-trumpismo ha fatto una crociata fanatica – e il Guardian. La polemica è ridicola, perché ovviamente Trump non può sapere a chi sono affittate le mura dei suoi locali, soprattutto se vengono affittate da società di servizi terze. Ma non è finita: “testimoni” assicurano ora che durante la conduzione di The Apprentice Trump avrebbe sminuito e addirittura offeso le concorrenti donne in continuazione «giudicandole in base alla taglia di reggiseno e facendo commenti sessisti». Lo denunciano in interviste all’Associated Press ex redattori ed ex partecipanti del reality show creato e diretto dal candidato repubblicano alla Casa Bianca. Questo il livello delle critiche politiche al tanto temuto candidato repubblicano. Immediata la replica dello staff di Trump: «Sono accuse bizzarre, non provate e totalmente false», ha detto la portavoce Hope Hicks. «The Apprentice è stato uno dei programmi più visti della prima serata e ha dato lavoro a centinaia di persone, alcune delle quali sostengono proprio la candidatura di Trump», ha aggiunto.

Persino Sanders “assolve” Trump dalle false accuse

Sulle presunte tasse evase, come si è detto, finisce tutto in una bolla di sapone: Trump non ha commesso alcuna illegalità, e lo dice uno dei suoi più agguerriti rivali: il sistema fiscale è sbagliato, secondo Bernie Sanders, se è vero che Donald Trump ha potuto legalmente evitare di pagare tasse federali per quasi due decenni. Il senatore liberal ex rivale di Hillary Clinton nelle primarie sintetizza così il messaggio che a suo avviso si trae dalle “rivelazioni” dello schieratissimo New York Times circa le dichiarazioni dei redditi del candidato repubblicano: «Indica solo che abbiamo un sistema sbagliato, che da una parte dice alle persone comuni che sono tenute a pagare le tasse e dall’altra se si è milionari ci sono una serie di scappatoie che si possono utilizzare e che consentono di non pagare nulla». Di diverso avviso, ma la sostanza è la stessa, l’ex sindaco di New York Rudolph Giuliani che sostiene il miliardario candidato per la presidenza Usa: «Donald Trump un genio nell’usufruire degli enormi benefici fiscali messi in evidenza dai documenti di cui il New York Times è venuto in possesso (sembra in modo illegale, nda) e ha resi pubblici per primo. Sarebbe stato sciocco a non approfittarne», ha spiegato Giuliani, aggiungendo che quanto Trump ha fatto «è perfettamente legale».

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