Colombia, referendum choc: no all’accordo tra governo e Farc

3 Ott 2016 10:29 - di Redazione

Non c’è pace per la Colombia. Con una differenza di circa 65 mila voti, il “no” all’accordo firmato una settimana fa tra il governo e le Farc (le Forze armate rivoluzionarie) ha prevalso sui “sì” nel referendum relativo all’intesa per la riconciliazione. Scrutinato il 94,6% dei seggi elettorali il no” all’accordo di pace tra il governo della Colombia e le Farc è al 50,16%, in vantaggio a sorpresa di stretta misura sul sì pari al 49,83%. Il risultato del voto ha scosso e sorpreso il paese. All’unanimità i sondaggi scommettevano per una vittoria ( in qualche caso anche un trionfo)  del sì voluto in primo luogo dal presidente Juan Manuel Santos, per quale l’esito del referendum rappresenta un colpo durissimo. Per Santos è un pesante ko politico. L’opposto, invece, per il suo rivale e predecessore, Alvaro Uribe, strenuo difensore del no.

Colombia, lo choc del referendum

La notizia della vittoria del fronte di chi non accetta i termini dell’accordo firmato tra Santos e il leader delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia, Rodrigo “Timochenko” Londono, apre una nuova fase di instabilità per la Colombia, che non riesce a trovare la strada giusta per chiudere definitivamente 52 anni di conflitto armato. Dopo il referendum, al quale erano chiamati 13 milioni di persone – l’astensione è stata altissima, pari al 60% – è chiaro che i colombiani non hanno detto no alla pace, ma più semplicemente all’accordo Santos-“Timochenko”.

Un paese spaccato, ko per Santos

Il referendum doveva rappresentare il definitivo via libera alla pacificazione. Non è stato così, anzi: il voto ha dimostrato che la Colombia è un paese spaccato tra chi era pronto all’intesa e chi invece considera che l’accordo sia troppo favorevole agli ex guerriglieri Farc e al loro reinserimento, dopo anni di sangue e attacchi armati, nella società. Superato il colpo iniziale, Santos ha sottolineato in un breve intervento a reti unificate che «il cessate il fuoco è bilaterale e definitivo», un modo chiaro per rassicurare i tanti colombiani che s’interrogano su un futuro incerto della Colombia. Il presidente ha comunque subito fatto un’apertura al fronte del no, con il quale intende confrontarsi fin dalle prossime ore. Di fatto in sintonia con Santos, poco dopo anche le Farc hanno detto di voler mantenere la propria «volontà di pace» ribadendo di essere disponibili a usare solo la parola come arma di costruzione del futuro. In questo modo, le Farc confermano che il loro addio alle armi è definitivo. Ma è il Paese intero a entrare, dopo il voto della domenica, in una nuova tappa inattesa, confusa e piena di incognite.

 

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